isabel Caster all'apparenza era una donna comune come tante.
ma sin dall'alba dei tempi l'apparenza e l'essere viaggiano su binari paralleli che non si incrociano mai.Dalla sua storia mi rendo conto che nessuno l'ha mai osservata con occhio abbastanza attento per capirlo.
appena era diventata abbastanza grande da abbozzare una visione del mondo e delle cose,Isabel si era costruita uno scudo.
a scuola aveva solo due amiche:Trish e Vanessa.O meglio,erano loro a considerarla tale.Per lei si trattava solo di due persone che occupavano i suoi spazi,e con le quali era solita condividere parte del suo tempo.
i suoi genitori erano convinti di essere una bella famiglia.Isabel quasi li commiserava per questo.
se si escludevano le sue abitudini e i suoi gusti,nelle cose che lei riteneva superciali e frivole,non la conoscevano affatto.
si figurava un enorme diga,che divideva di netto il mondo esterno da ció che avveniva nel suo cuore.
le piaceva un ragazzo:un certo Alan Dimer.La timidezza non le impedí di accorciare le distanze.Uscirono insieme,parlarono...ma lei non gli disse mai davvero nulla di importante.
non ci fu nessuna relazione.Alan aveva voluto vederla un pomeriggio dopo la scuola,le aveva rinnovato il suo interesse,ma allo stesso tempo le aveva dato a intendere che non riusciva a capirla.In realtà lei sapeva che non era proprio cosí.Se Alan gli aveva mostrato il suo carattere,aperto le porte della sua vita,lei era ancora immobile davanti al montante delle sue.Lui si era alzato dalla panchina sulla quale erano seduti,gli aveva rivolto uno sguardo supplichevole che si traduceva nella richiesta di avere almeno una possibilità.Lei aveva scelto di restare in silenzio.
in realtà si sentiva morire.Pianse subito dopo che il ragazzo uscí dal suo campo visivo.Ma non ce la faceva.
se il mondo ti esclude o tu escludi il mondo finisce che riversi tutto su te stesso.
il primo taglio era uno zigzag rosso scuro all'altezza del bicipite.Denotava l'insicurezza di una mano tremante che sa di compiere un azione malsana,malata.Poi l'insicurezza lasciò posto al rigetto,all'abbandono.Un mese dopo contava una ventina di rette che arrivavano ad avere anche la lunghezza di tre pollici sparse su tutto corpo.
indossava maglioni larghi con il collo alto.Era attenta e scrupolosa.Doveva restare un segreto.Non aveva lasciato trapelare niente di se stessa sino ad allora,e quindi si rifiutava anche di immaginare cosa poteva accadere nel momento in cui fosse emersa una debolezza di portate simili.
dopo la scuola si ritrovò catapultata nel mondo dei grandi.
restò a vivere dai genitori ma si impegnò a pagar loro l'affitto e le spese.Non voleva sentirsi in debito con nessuno.Trovó lavoro in un cinema in centro.Le sembrava buono,dato che,l in fondo doveva solo sforzarsi di sorridere nel momento in cui consegnava i biglietti.
se una parte dei soldi era destinata alle spese necessarie l'altra la sperperava soddisfando interessi sfuggevoli.La sua stanza erano piene di cianfrusaglie ed oggetti Inutili.Era lei stessa a vederli sotto questa luce.Ma quando hai un vuoto ti sforzi di riempirlo...Ed Isabel aveva un buco nero dentro di se.
di mattina,spesso si vedeva con trish.Era stata quest'ultima a trascinare il loro "rapporto".Cercava di coinvolgerla di continuo con ogni genere di pretesto.Dopotutto le piaceva.Una sera era stata una mezzora buona con la cornetta in mano.Voleva chiamarla,dirle tutto anche se non sapeva nemmeno da dove iniziare,ma non ci riuscí.Quella distanza non poteva accorciarsi.
in quanto a Vanessa,ne aveva perso ogni traccia.E non si soffermava piú di tanto sulla cosa.
ed eccola qui davanti a me.
cosí giovane,cosí spenta.I suoi occhi piene di ombra mi sfidano.Sento che è combattuta.Una parte di se sa di aver bisogno di una cura,l'altra diffida.Ed è proprio di questo che si tratta.
mi dice che nessuno sa chi è realmente.Leggo il suo timore.Non riguarda il giudizio,ma la delusione.La costante paura di essere accoltellata alle spalle.Una paura che l'ha portata all'autolesionismo,a non poter sapere cosa si prova ad essere realmente amica di qualcuno.
isabel voleva fidarsi delle persone almeno una volta.Forse il gioco poteva valere la candela,e in ogni caso,sapeva di non poter più andare avanti in quello stato.
fidarsi dell'uomo diviene difficile,dal momento che è Egoista per natura,e portato all'affermazione sul più debole.
fui titubante nel soddifare la sua richiesta.Tuttavia non potevo sottrarmi al mio incarico.Avendo ricevuto il pagamento non potevo ormai esimermi.Sono un negoziante onesto!
era stato l'amore che nutriva verso due persone ad averla spinta in quella direzione.
una di questi era,ovviamente,trish.
poi c'era Nelson: stavano insieme da poco piú di un anno.L'aveva conosciuto al cinema.Sulle prime riteneva che sarebbe stata l'ennesima relazione troncata sul nascere da li a breve.Nelson però, l'accettò cosí com'era.Non le fece domande personali,sul suo passato,anche se non erano rari i momenti in cui lo vedeva incupirsi,e non ci voleva un genio,per rendersi conto che nel profondo dell'anima si tormentava.Una volta le disse che a lui bastava vederla sorridere.Era giunta alla conclusione che meritavano di piú.
appena fu uscita dal mio negozio cercò una cabina per poter chiamare Trish.La trovó a pochi metri di distanza,compose il numero e le disse che dovevano assolutamente incontrarsi,che aveva un sacco di arretrati da smaltire.
la donna la raggiunse in capo a una mezzora, e di comune accordo,si incamminarono lungo la strada che costeggiava il fiume.Non era battuta e vi si recavano solo sporadiche coppiette alla ricerca di una visuale suggestiva e un pò di quiete.
era il luogo ideale per le confessioni di Isabel.
svuotó completamente il sacco.Disse all'amica, dell'incapacità di fidarsi delle persone, dei tagli.Menzionó persino,quella telefonata che non ebbe mai luogo.Quando finí di parlare si sentiva piú leggera,ed impaziente attese una risposta.Le sarebbe bastato anche solo un abbraccio.
ma Trish sembrava scioccata,le si mostró felice per la fiducia che gli veniva concessa ma allo stesso tempo era visibilmente spaurita.Disse di non aver parole li per li,ma che sarebbero tornate presto sull'argomento.Infatti,invitandola a ripercorrere la strada al contrario biascicò di alcuni impegni che doveva portare a termine quel giorno stesso.
isabel non sapeva cosa pensare.Decise di non sbatterci troppo la testa;in fondo avrebbero potuto rivedersi il giorno dopo.Probabilmente trish doveva solo metabolizzare la cosa.Poi l'avrebbe compresa e il loro rapporto sarebbe diventato finalmente vivo.Le venne in mente Pinocchio nel momento in cui lasciava le sembianze da burattino per diventare un bambino.Oggi era sabato,ed il sabato Nelson non lavorava nel suo studio.Decise di passare a casa sua per fargli una sorpresa.Suonò il citofono e dopo un paio di minuti ricevette risposta.Aveva la voce ancora un pò impastata dal sonno.le disse che era contento di vederla e la invitò a salire.Isabel saltò i preamboli e gli raccontò tutto,cosí come aveva fatto con l'amica.Nick si mostró incredulo in un primo momento,e compassionevole poi.la strinse a se,e la baciò.
la mattina seguente il telefono di irsh squillava con ostinazione,senza che la proprietaria si decidesse a rispondere.Fu cosí anche quella dopo e quella dopo ancora.
le fondamenta giovani di quel nuovo mondo stavano già crollando.Cercò rifugio in Nelson e lo trovò.L'aiutò a superare l'accaduto.Col tempo sembrò che la loro intesa stesse crescendo di buon grado,o almeno era quello che pensava.
in realtà qualcosa di molto simile a un cancro iniziò a farsi largo nella mente dell'uomo per espandersi sempre di piú.Prese a trascurare il lavoro per dedicarle piú tempo possibile ma non bastava.Una sera crollò.
si sentiva all'interno di un piano piú grande di lui.Sapere che era l'unica persona nella sua vita in mezzo ad una moltitudine d'ombre lo mandava in pezzi.Temeva che un giorno non sarebbe stato abbastanza per lei,che avesse potuto tornare a farsi del male.Isabel allora capí: finché lei non gli si era abbandonata completamente,l'uomo era felice,seppur con riserva.Il fatto di non essere abbastanza coinvolti gli consentiva di tenere il controllo.Ora c'era paura,e la paura significava distruzione.
se ne andò mentre Nelson gridava il suo nome dall'uscio...non si sarebbero piú visti.
vagò per la città in attesa del buio.Nel rientrare non voleva incrociare i suoi genitori,non in quello stato.
erano ormai le 11 passate quando varcò la soglia.Si recò in bagno e riempí la vasca di acqua bollente.Le ci voleva un bel bagno e poi non sarebbe stata sola: c'era un fantasma del passato,venuto fuori con prepotenza,a farle compagnia.
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