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Pubblicata il 05/06/2015
S’aprì quel dì alla vista un largo spiazzo e all’improvviso
lungo la provinciale e tra l’erbe, come per magia, agli occhi
ecco si mostraron un carretto un cavallo un uomo e un cane
e poi li tutto in gir di presso degli oggetti e manufatti tutti
a far loro da corona in mostra bella, ottone rame ferro battuto
zinco quei metalli, sonnolento era il cavallo, altra nascondeva
il fondo del carretto alla rinfusa mercanzia, suonava a terra
lì seduto una nota canzone popolare il vecchio vuoi fabbro
artista scultore maniscalco, era una fisarmonica vibrata con man lesta
e il can scodinzolava contento e il cavallo pareva pur gioire
a quel suon che l’aria riempieva, era del biondo studentino come
del Valentino quella nota melodia e come d’incanto misterioso
attratto a lor far di me compagnia sveltamente il piede mio sì
corse e nacque all’istante così un duo canoro un duo strano
improvvisato, non canto di quelle parole il canto storpiatura,
pur maltrattato il ritmo da vocal toni alti e bassi inopportuni
che il cane non pareva con strano suo guaito poi apprezzare tanto
che dir? tanta e poi tanta alla fine fu l’allegria spontanea nostra,
il ricordo ancor presente vivo questo un di ferro un portavasi
pagato a quello poche lire non so se come regalo offerto o lire
a lui date per il lavoro qual giusta ricompensa, vivo sì ricordo vivo
d’una amicizia in breve così sorta e di quei cinque minuti di festa e d’allegria.
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Complimenti! Sir Morris

il 06/06/2015 alle 09:38

Sir Morris, grazie, buona giornata e cordiali saluti. ggc

il 06/06/2015 alle 09:51