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Pubblicata il 30/11/2002
Che sia città infinita il paradiso
dove ci segua, te, donna in eterno
e me, tua ombra, il dipanarsi, luce,
dei portici, di luci, via celeste.

E non sia tempo negli innumerevoli
istanti di angoli girati e nuovi
cammini, a respirare un Dio di muri
e mura, augusta Gerico mai pianta.

Intorno, la campagna, la parentesi
aerea da cui suggere l'effluvio
dei fiori e il lento gioire di acque
pure, e la voce silente degli angeli.

Ma poi tornare a raccontarlo, ebbri
del nulla buono e santo che sia tutto;
tu, donna eterna di ombra, carne e sangue
e luce, ed io, di Dio buffo giullare.
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Questa tua composizione riesce a infondere nell' animo di chi la legge una sensazione di purezza, innocenza...tuttavia scorgo anche delle sfaccettature che lasciano trapelare quella visione di peccaminososità della carne umana.

Ciao
Soll

il 30/11/2002 alle 11:26