Che sia città infinita il paradiso
dove ci segua, te, donna in eterno
e me, tua ombra, il dipanarsi, luce,
dei portici, di luci, via celeste.
E non sia tempo negli innumerevoli
istanti di angoli girati e nuovi
cammini, a respirare un Dio di muri
e mura, augusta Gerico mai pianta.
Intorno, la campagna, la parentesi
aerea da cui suggere l'effluvio
dei fiori e il lento gioire di acque
pure, e la voce silente degli angeli.
Ma poi tornare a raccontarlo, ebbri
del nulla buono e santo che sia tutto;
tu, donna eterna di ombra, carne e sangue
e luce, ed io, di Dio buffo giullare.