Qual sorpresa e qual spavento,
d’improvviso approdi dolce
come l’onda cullata dal mare,
poi nervoso e teso scuoti
alberi e montagne, le fragili
case chine alla tua forza.
nessun preavviso,
forestiero scomodo e volgare,
in ogni luogo e in tutte l’ore
sferri vili colpi, nostra Terra
è la tua incudine su cui batti
e deformi ogni cosa stabile,
da cui schegge metalliche
propagano deluse.
sono esse lacrime del dolore
che trasporti,
per oggi ancora altrove,
sussultando sotto di me.
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