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Pubblicata il 11/12/2013
Nell'ultima estate di quiete
quel ricordo sfocato
di Edith e la piccola Sara
affacciate sul cortile,
i loro brevi giochi
la loro corta infanzia.

come i bracci di una Menorah
sul muro restano ancora
sette unghiate nella calce:
una per ogni
nostra colpa od omissione.

per una vittoria negata
al gioco della campana,
per un Kaddish mai recitato
nel tempo della sera,
per un lume mai acceso,
per un lutto mai portato.

per i nostri silenzi.

finché la terra le libererà
e sarà realizzato il loro regno
durante la loro vita e i loro giorni
presto e in un tempo vicino.

e si dica Amèn.

(Ghetto di Varsavia, 1944)
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PIACIUTA!

il 11/12/2013 alle 14:44

Complimenti per i versi postati, non importa se tuoi o di cui tu sei tramite, ci sono momenti nella storia dell'umanità che non devono mai essere scordati o che il loro ricordo perda di efficace sgomento, la shoah è uno di questi, una macchia come di peccato non più originale, compiuto in età in cui l'uomo era si capace sia di intendere che di uccidere. sergio

il 12/12/2013 alle 13:51

la preghiera finale, rivisitata, è stata ispirata dal kaddish.

il 12/12/2013 alle 14:29