Un vento di sublime incompiutezza
m’avvolge guardando gli alberi pizzuti
percorrendo il viale del cimitero.
una calma che sa d’irreale
porta pace nel cuore smarrito
ma non triste per le anime perse.
voi che avete raggiunto il capolinea
forse sapete quanto durerà il mio biglietto
ma io che ignoro dove siete
mi accontento della corsa
gustando o deplorando il paesaggio
e pensando che mai dovrò scendere.
ma se alla fine del viaggio
troverò il vuoto della vostra assenza
a che mi serve
ora
passeggiare accanto a voi?
forse ad alleggerire il peso della vita frenetica?
forse a dondolarmi nella culla del vostro ricordo
droga essenziale del mio vivere
nell’illusione che luce rifiorirà dopo tenebra?
mi parlate col bianco candido delle lapidi
le cui righe scolpite m’appaiono indovinelli di Sfinge
ed io rispondo coi fiori freschi e profumati
sapendo che voi li distruggerete
seccandoli al Tempo dal quale siete usciti.
ma non posso fare a meno
di illuminare con la luce della mia anima
la probabile oscurità della vostra
perché siete stati voi a darmi la Vita
che io forse donerò ad altri.
e se un giorno sarò al vostro posto
a mimetizzare l’incerto con la verità
oppure a sguazzare nell’enigma della dissolvenza,
mi farà piacere un fiore posato sulla mia cenere
da un amico pietoso della mia memoria
che uscendo dal camposanto
fischietterà l’Incompiuta di Shubert.
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