E fu così ancora, da ottant’anni ormai
anche quel dì di freddo e come ogni mattina,
che Gianni come sempre fece il suo caffè
per portarlo a Lina che l’aspettava a letto.
un rito cominciato dal primo giorno sposo,
sempre continuato con lo stesso affetto.
un tempo si levava all’alba che bussava,
ma or che malandato non prima delle nove.
gridò:
e non aprì finestre, anzi accese il fuoco.
faceva anche il cuoco per la sua Lillina,
ne era innamorato come un fidanzato.
la chiamò di nuovo, ma lei non gli rispose;
pensò dormisse ancora ma più non era l’ora.
l’accarezzò, la mosse, le sussurrò qualcosa
ma lei non lo sentì. Non pianse, si vestì.
riesumò il vestito del giorno delle nozze
triste e senza forze le si distese affianco
le cercò la mano e la trattenne stanco.
nessuno volle intorno, gradì restare solo.
la morte vide in volo pregando fino a sera,
quando muta giunse appunto quella vera.
alle ventuno in punto così come alle nove
si destò per sempre mosso a strade nuove.
nb.
questa è una storia vera che meritava versi migliori, ma ho fatto quello che ho potuto.
trattasi di due contadini nati nel 1890 e morti a 99 anni lo stesso giorno, infatti, quando lui si accorse che la moglie era morta si lasciò morire nella stessa giornata.
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