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Pubblicata il 08/07/2013
Poco brillante e lo sguardo spento,
l’ostilità del tempo appariscente,
velato e lento il suo nativo acume;
è quel che fu d’una bella donna,
ritrovatasi sola e solamente nonna.
quasi più nulla della sposa ch’era,
madre esemplare, fine e premurosa.
pena il capriccio d’un’età distorta:
quarant’anni consumati insieme
e a settanta: io non t’amo più.
pugnalata l’aorta, la vita cancellata,
come un tornado che s’abbatte giù.
pulsioni estreme al suon d’una risata,
la confusion dell’anno con un giorno,
il genitor che chiude in buffonata.
il divenir che manca del contorno
ch’annienta ragion e realtà snatura;
l’illusorio vigore divenuto attacco
che il valore antico trasfigura.
paradisi di carta e pueril distacco.
questo è un canto per la delusione,
è il lamento d’un amico affranto,
un tormento offerto all’illusione,
questa è un’ode forte come il pianto.
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Quel pianto struggente è arrivato dritto nel cuore... Caro Ugo sei bravissimo. Un abbraccio,patty

il 08/07/2013 alle 12:36

Molto bravo! Bene Bene!

il 08/07/2013 alle 13:26

dove un danno non lo fa la malattia lo fa e,inguaribile,un dolore psicologico che annienta,tramortisce,dilania ,in quest'ode molto bella e significativa c'e' tanta sofferenza e bellezza,grazie ugo.marinella

il 08/07/2013 alle 17:42

bravo Ugomas ,un salutone

il 08/07/2013 alle 18:18

"quarant’anni consumati insieme e a settanta: io non t’amo più." La presa di coscienza di non essere mai stata amata e di essere stata ingannata! Terribile. Un abbraccio alla tua amica e complimenti a te. Ciao. Antonella.

il 08/07/2013 alle 22:36

Riusciamo ad essere scemi pure a quelle età, indomabili narcisisti, non abbiamo ancora capito cos'è la libertà e come questa si coniuga con l'amore. Complimenti per lo scritto, che arriva oltre le parole.

il 08/07/2013 alle 23:11