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Pubblicata il 27/04/2013
Seme del cielo
ci culliamo in terra sconoscenti.
perle del tempio allor,
ora tarli del bello.
sterpi sballottati al vento,
siamo fabbri del fango,
e quel ch’è brutto,
schiavi di questo e del suo frutto.
pulci nemiche del leone,
caparbi.
rigettiam le messi perché buone
confusi e sbalorditi,
scrutiamo il sole inebetiti
e non preghiamo.
infaticabili talpe,
al buio lavoriamo per nulla
e la meta sviamo.
ciechi.
siamo tomba di pensiero inerte
superbi.
(1958)
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Un testo che ambisce rivelare una grande verità apparentemente nascosta, ma penso di poterla condividere con il suo pensatore. Siamo quel che siamo nel disprezzo che crea solo inganni.

il 27/04/2013 alle 14:33

Lirica pregna di significato, senza rinunciare a una piacevole musicalità. Mi piace il connubio raggiunto tra forma e contenuto, davvero felice.

il 27/04/2013 alle 16:27

Leggo l'anno in calce a questi versi, pregni di una annichilente negatività da ascrivere probabilmente all' esistenzialismo di quegli anni. I versi "perle del tempi .... tarli del bello" ne sono la summa , Uno scoprire o riscoprire tutta la grevità pessimistica di cui la sensibilità del poeta è pregna. sergio

il 28/04/2013 alle 06:22

Siamo creature divine Siamo umani

il 28/04/2013 alle 16:42

Complimenti ugo, l'ho riletta più volte con gusto... riflessioni e sentimenti in immagini molto belle, tutto con una musicalità quasi solenne che mi ricorda i canti religiosi...davvero piaciuta. Saluti, andrea.

il 28/04/2013 alle 22:35