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Pubblicata il 05/12/2012
Ci fummo, io e me
ignari, innati per il tempo che nemmeno più rammento
di divenir altro, o meglio quello che ora più non può
(e mai dovrebbe)
Questionammo a modo e senza modo
nel mai dirci giovani, e giovani sentivamo d'essere
senza averne gli atti e le fatte.
Ci raggiungeva l'ansia dell'accadere
aggiungevamo l'idillio del possibile
insensando il vero al verosimile
come se
come non mai
del proprio aver siffatto fregio
non avesse poi a dover escogitar al tempo
la dannazione mai redenta
che il buon d'ora
d'ora in poi ma più si tiene

Se mi rintano
, ma per vero dico non mai mi sporgo
adesso che tutto è laborio silente
al rovellar l'ingegno massimamente inutile
ancor il coniugar parole
mi tende
a ricercar del buio
l'antipodo del sole

[s'acceca il cieco
d'egual intenso clamore
e scosta l'occhi
e mena sbieco lo sguardo
che del tutto vedere
, si disse,
non puote
perché del troppo chiaro
e dell'infinito oscuro
disconoscemmo il limite

ed io negletto
ad horas al più
mi rendo così poco accorto
al rinverdir ancor
l'inanimante verso]
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