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Pubblicata il 30/11/2012
Grande amico d’una fanciullezza derubata
dei giovani padri vittime di folli dittature,
quando io e te insieme andavamo
e alla sera respiravamo il nostro tempo,
sentivamo la vita e andavamo al futuro…

Mi dicevi che un giorno li avremmo solcati
i mari tempestosi della vita
e intanto scrutavi deciso
con il fare dell’uomo cresciuto
prima del tempo.

Noi crescevamo
ma tu intanto partivi
alla scoperta del mercato dei grandi,
mentr’io avrei voluto trattenere la mano
di quel doloroso addio.

Ho impressi nel cuore
e ancora e per sempre i ricordi che pesano,
le mancate avventure i rimandi perenni,
le promesse gli imbrogli
e a sognare che tutto s’involi.

E io che non volevo più stare
dove la fanciullezza è mancata per sempre
dove l’amico più caro è partito
nel momento più cupo della mia fragilità
oscurando ogni mio più roseo orizzonte…

Ora che gli anni son densi di cose
e nessuna memoria ne addolcisce il ricordo
io ti ritrovo nel tempo perduto
e insieme con gli anni
i ricordi diventano sangue.

Caro e grande amico,
è bello poter nominare e rifare le cose
e inventare magari parole mai dette fra noi
parole che forse avremmo ancora voluto dire
ma che la tua morte precoce
ha dissolto per sempre…
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Di una bellezza struggente.
Leggerà le tue parole e sarà fiero di aver
avuto un amico come te.
Complimenti
Patrizia

il 30/11/2012 alle 09:11

Anche questa è davvero commovente e con una chiusa ancor più toccante
"inventare magari parole mai dette tra noi..."
è un triste gioco che si fa sempre dopo, quando oramai è troppo tardi.
Con affetto fabio

il 01/12/2012 alle 16:24