Buongiorno calabrone
nerissimo e sfuggente
che vibri fra i germogli
del mio tiepido cortile;
il gatto che ti fissa
non riesce a ricordare
il tempo che ti ha visto
volare come adesso.
Ov’eri quando inverno
tristissimo e potente
chiudeva con le nubi
i monti e le campagne,
o quando della pioggia
irascibile o serena
le strade impaurite
accettavano le gocce?
Ov’eri calabrone
il giorno che son nato,
e dimmi:
ove sarai
nel giorno della morte.
Mi è piaciuta...ma...francamente non saprei com interpretarla...
nel senso che la si potrebbe intendere come la ntura che è indifferente all'uomo...però non mi convince come soluzione...
è bella ma di essa mi resta un Rebus...
un saluto
A.G.