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Pubblicata il 21/03/2012
Son cattivi,
fan cattiverie,
son fuori della legge.

Per favor,
per favor,
che nessun
pensi di punire,
chi è già stato sfortunato,
per il suo mal vivere.

Già son puniti,
del non saper vivere
insieme
in concordia
con gli altri.
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son cattivi sono fuori dalla legge per cui puniamoli che siano di esempio per il popolo ipocrita e garantista
un saluto

il 21/03/2012 alle 18:43

" stai lontano da loro, hanno la peste!" mi diceva sempre un pensatore paesano
sono puzzole aggiungo io
cia affettuoso
ninomario

il 21/03/2012 alle 20:21

Saranno pure sfortunati ma lo pensi solo tu .. prova a chiederlo a loro cosa ne pensano della loro sfortuna .. se la vita da a loro una punizione può essere che sia di insegnamento .. pur che abbiano l'intelligenza di capirlo .. tutto il resto è .. inutile ..
dolce notte
atechesei guperaz (lo confesso sono un po curiosa, mi spieghi la storia del tuo nik?)

il 21/03/2012 alle 23:17

Commenti di giovanni Maria Bertin
X Umano troppo Umano di Nietzsche.
Quale pena nell’ordine delle leggi
…….e l’infondatezza della pretesa di giudicare
la vita e la morte di un altro!
(un pensiero che dovrebbe aiutarci a comprendere con
un po’ più di saggezza il problema
della pena di morte e altro come punizione o pena).
……. La giustizia si spiega non ricorrendo
a valori assoluti
ma al principio dell’equilibrio
per il quale il disonore
e la pena esercitano una funzione di equilibrio
contro il predicatore.
(Anche tale concetto sarà sviluppato
in Genealogia della Morale,II, 6, ss.).
ed essa è superiore all’amore poiché questo,
anche se più piacevole,
è tuttavia meno saggio e perspicace (dummer:
più stupido)in confronto
all’esigenza di equilibrio (MA 45, 96, 99, 57, 69; Ws 22).
Ma soprattutto sfata il pregiudizio sulla libertà
e quelli della colpa
e della responsabilità da esso derivati.

La conoscenza della storia di un delitto,
e cioè delle
sue motivazioni psicologiche e sociali,
dimostra che il suo artefice
è stato costretto ad agire come ha agito (punendolo puniremo
l’eterna necessità ), poiché l’uomo vive condizionato
da molteplici cause e da fenomeni svariati;
si ritiene libero quando ( a causa della lunga abitudine
non sente più il peso delle catene ). La teoria della
libertà del volere,
( invenzione delle classi dominanti ),
privilegia l’importanza di quell’aspetto
dell’esistenza che
più preme al pensatore: passione
dovere o conoscenza,
od anche insolenza (Mutwillen).
Dalla negazione della libertà conseguono
l’irresponsabilità
e l’innocenza dell’uomo e perciò
l’infondatezza della pretesa di giudicare
(anche se stessi);
e consegue anche l’opportunità di sostituire
all’abitudine ereditaria a
( valutare, ad amare, a odiare ),
l’abitudine opposta a
( non amare, non odiare,
a guardare dall’alto )
(Nicht-Liebens, Nicht-Hassens, Uberschauens),
e cioè di comprendere (des Begreifens)
nel senso spinoziano.
Questa nuova abitudine forse, tra migliaia di anni,
riuscirà a produrre un nuovo tipo di uomo,
( saggio e innocente ) e consapevole
della sua innocenza (WS 24, 10, 9; MA 39, 40, 107).

il 22/03/2012 alle 08:59

Commenti di Giovanni Maria Bertin
X Umano troppo Umano di Nietzsche.
Quale pena nell’ordine delle leggi
…….e l’infondatezza della pretesa di giudicare
la vita e la morte di un altro!
(un pensiero che dovrebbe aiutarci a comprendere con
un po’ più di saggezza il problema
della pena di morte e altro come punizione o pena).
……. La giustizia si spiega non ricorrendo
a valori assoluti
ma al principio dell’equilibrio
per il quale il disonore
e la pena esercitano una funzione di equilibrio
contro il predicatore.
(Anche tale concetto sarà sviluppato
in Genealogia della Morale,II, 6, ss.).
ed essa è superiore all’amore poiché questo,
anche se più piacevole,
è tuttavia meno saggio e perspicace (dummer:
più stupido)in confronto
all’esigenza di equilibrio (MA 45, 96, 99, 57, 69; Ws 22).
Ma soprattutto sfata il pregiudizio sulla libertà
e quelli della colpa
e della responsabilità da esso derivati.

La conoscenza della storia di un delitto,
e cioè delle
sue motivazioni psicologiche e sociali,
dimostra che il suo artefice
è stato costretto ad agire come ha agito (punendolo puniremo
l’eterna necessità ), poiché l’uomo vive condizionato
da molteplici cause e da fenomeni svariati;
si ritiene libero quando ( a causa della lunga abitudine
non sente più il peso delle catene ). La teoria della
libertà del volere,
( invenzione delle classi dominanti ),
privilegia l’importanza di quell’aspetto
dell’esistenza che
più preme al pensatore: passione
dovere o conoscenza,
od anche insolenza (Mutwillen).
Dalla negazione della libertà conseguono
l’irresponsabilità
e l’innocenza dell’uomo e perciò
l’infondatezza della pretesa di giudicare
(anche se stessi);
e consegue anche l’opportunità di sostituire
all’abitudine ereditaria a
( valutare, ad amare, a odiare ),
l’abitudine opposta a
( non amare, non odiare,
a guardare dall’alto )
(Nicht-Liebens, Nicht-Hassens, Uberschauens),
e cioè di comprendere (des Begreifens)
nel senso spinoziano.
Questa nuova abitudine forse, tra migliaia di anni,
riuscirà a produrre un nuovo tipo di uomo,
( saggio e innocente ) e consapevole
della sua innocenza (WS 24, 10, 9; MA 39, 40, 107).

il 22/03/2012 alle 09:00

Paul Ricoeur
Il fallimento della giustizia del mondo moderno
E' indispensabile l'utilizzo della forza nella giustizia? E se è così, come dev'essere regolato?
Occorre riconoscere in primo luogo che la nostra società non può tollerare tutto e che esiste qualcosa di intollerabile, delle deviazioni e delle trasgressioni che devono essere punite anche usando la forza. Ma ciò significa ammettere il fallimento della società, infatti nel riconoscere che non può funzionare senza un minimo di forza, la società sperimenta i suoi limiti e il suo fallimento. Ciò vuol dire che non abbiamo ancora risolto il problema del "vivere bene insieme", che è in definitiva la nostra utopia sociale. In secondo luogo - come intese Cesare Beccaria - ci si dovrebbe servire della punizione come di un mezzo di educazione, eliminando il più possibile l'idea di espiazione. Tanto più che - come Michel Foucault ha ripetutamente affermato in tutta la sua opera - le forme di reclusione che continuiamo a praticare secondo modelli puramente repressivi producono in realtà l'effetto contrario, visto che le prigioni diventano spesso delle vere e proprie scuole del crimine.
Attualmente dovremmo sperimentare delle forme di pena diverse dalla reclusione, come il lavoro sociale, o qualcosa del genere. In ogni caso il criminale, per quanto possa essere considerato abietto il suo crimine, dev'essere tuttavia rispettato nella sua umanità.

il 22/03/2012 alle 09:02

Paul Ricoeur
Il fallimento della giustizia del mondo moderno
E' indispensabile l'utilizzo della forza nella giustizia? E se è così, come dev'essere regolato?
Occorre riconoscere in primo luogo che la nostra società non può tollerare tutto e che esiste qualcosa di intollerabile, delle deviazioni e delle trasgressioni che devono essere punite anche usando la forza. Ma ciò significa ammettere il fallimento della società, infatti nel riconoscere che non può funzionare senza un minimo di forza, la società sperimenta i suoi limiti e il suo fallimento. Ciò vuol dire che non abbiamo ancora risolto il problema del "vivere bene insieme", che è in definitiva la nostra utopia sociale. In secondo luogo - come intese Cesare Beccaria - ci si dovrebbe servire della punizione come di un mezzo di educazione, eliminando il più possibile l'idea di espiazione. Tanto più che - come Michel Foucault ha ripetutamente affermato in tutta la sua opera - le forme di reclusione che continuiamo a praticare secondo modelli puramente repressivi producono in realtà l'effetto contrario, visto che le prigioni diventano spesso delle vere e proprie scuole del crimine.
Attualmente dovremmo sperimentare delle forme di pena diverse dalla reclusione, come il lavoro sociale, o qualcosa del genere. In ogni caso il criminale, per quanto possa essere considerato abietto il suo crimine, dev'essere tuttavia rispettato nella sua umanità.

il 22/03/2012 alle 09:03

Saggio inocente e consapevole della sua innocenza .. forse .. ma che bello sarebbe ..
un abbraccio
atechesei

il 22/03/2012 alle 23:22