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Pubblicata il 15/12/2011
Rischiara
l’aria al battito del tempo
nel roco borboglio del seme tropicale,
che effonde, delizia, sveglia
spazi notturni d’incoscienza
riconquistati dalla mente.

C’è luce,
oltre queste pareti sovrastate
dall’agonia laconica dei sogni.
Quattro pareti non mi proteggeranno
dal mattutino disincanto
col suo cadere anonimo d’istanti
che mai ricorderò, al loro compimento.

Fatui lucori d’ore, attendono
lungo usurate coordinate
intorno a punti d’aggiramento
dei desideri più importanti,
costantemente elusi.

Appena una scia accenna
quel che si muove intorno:
acqua d’argento che increspa sulle onde,
volo di foglie nel vortice del vento,
mugugno di pioggia, che sfuma nella nebbia
e poi si perde nel cielo azzurro
che porta in sé il seme del tramonto.

Nemmeno lì sul ciglio
c’è un attimo d’attesa
o forse per un solo istante,
nel palmo di una mano
nel carpe diem rimpianto
lasciato appeso al ramo
di un tardo pentimento.

Oppure scorgerò,
nell’infinito mare sconosciuto
che spinge a non voltarsi indietro,
chiusa in una bottiglia
la vita che non ho vissuto,
per l’ultima bevuta
che annega ogni rimpianto.
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a metà tra il quadro ed il diario...la descrizione è seguita dalla riflessione, e la chiusa straordinariamente bella e triste....un abbraccio caro Sancho, e buon Natale se non ci si sente prima

il 18/12/2011 alle 14:38

ed aggiungo: è strano come belle poesie, o comunque intense e vere, passino inosservate in questo periodo su ph..sarà un periodo forse? Speriamo...ciao ancora

il 18/12/2011 alle 18:25