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Pubblicata il 30/11/2011
Nessuno può sapere nella vita
ciò che la vita gli riserverà.
Il primo impatto, già significativo,
si ha col pianto, ci sarà un motivo.
E’ un avviso, un segno del destino,
nasci piangendo, ridere? Chissa?
I primi anni t’ingannano la vita:
giochi, balocchi , tutti ti corteggiano;
ti illudi, sorridi, di certo non sai
ciò che la vita ti riserverà.
Già con la scuola l’allarme si fa serio,
perché devo imparare:
le tabelline, a scrivere ed a studiare,
uffa, che noia, che bello era giocare.
Poi cresci, ancora non sai cosa farai da grande,
però devi decidere la scuola da intraprendere.
Studi, combatti come un forsennato,
sacrifici e spese di tutta la famiglia,
finché un bel giorno ti trovi laureato.
Sogni, progetti, un bel lavoro,
invece ti ritrovi lavapiatti
nell’osteria di sotto, sempre piena,
dipendi da quel pazzo scatenato
che quando tu studiavi, lui giocava.
Quando rientri a casa, li, davanti agli occhi,
un quadro con la laurea incorniciata,
piangi? sorridi? nulla dai a vedere,
però ti rodi per il tempo perso.
Così va avanti, ti sposi ed ecco un figlio,
nessuno può sapere nella vita
ciò che la vita gli riserverà.
Ma nonostante quello che hai subito,
ti affanni, ti arrovelli, ti disperi,
per fargli conquistare un bel diploma.
La ruota gira, come gira il mondo,
ma se non hai qualcun che ti sostiene:
la vita è una salita,
la discesa, è solo per chi è raccomandato
e trova il modo di lavorar giocando.
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