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Pubblicata il 14/03/2011
Sfilò il panno di velluto, lo coccolò sul volto;
guardò stregato come il primo amore;
l’accarezzò,
v’impose lo stupore d’averlo ritrovato.
Fece pausa, rapito come se pregasse.
La tastiera si voltò, si scosse,
senza convinzione
svegliò i tasti assopiti da tempo,
lucidi di sonno, frastornati,
d’osso e d’avorio i bianchi, d’ebano i neri,
levigati, preziosi, ma pronti a sfinirsi.
Con devozione schioccò, stese le dita,
sicure, nette, affusolate,
cinque sprazzi di sole e d’emozione.
Risuonò la stanza d’armonia,
perizia, competenza, classe sui tasti inginocchiati.
Effluvi di melodie sfrenate,
armoniche, arpe, violini,
echi di bronzi e mandolini,
e fu stupore e sogno.
Non ci credeva il piano,
piangeva con lui quel vecchio pianoforte
che lo strappò alla morte.
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mi desta una profonda emozione, questa tua, amando la musica e il pianoforte e tastiere in genere...
Piacevolissima!
Un caro saluto
Axel

il 14/03/2011 alle 14:19

si sono abbracciati come vecchi alleati, bella scena, rich.

il 14/03/2011 alle 15:11

Il pianoforte è il mio sogno chiuso nel cassetto Ugo.
stanotte ho sentito le sue note da lontano
è mi hanno rallegrata.
Marygiò

il 16/03/2011 alle 19:47

ed una musica soave è giunta fino a me......Gabriela.

il 29/09/2014 alle 20:52