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Pubblicata il 26/01/2011
Il permanente arder della mia storia 1
mi sfila stamattina nella mente,
e non discerno il male dalla gloria.
Pregare sol desidero al presente
m’inginocchio e lascio quel pensare:
per desiderio invischiante e potente
“Sarà tormenta? Mi posso fidare?”,
soltanto male dal demolitore:
dal bene mi vorrà or allontanare?
Pregando, mi concentro sul Signore
e così allontanar le belve fiere;
oppresso sempre più son da malore,
di liberarmi, chiedo, per piacere
dalla burrasca che costringe in fiordo:
e pretendere corazza per dovere.
Accolgo la preghiera e non ricordo
il martellare di mezzora prima;
massima quiete ora domina a bordo
da quando volo e canto in buona rima
il rosario al cuor mi stringo forte:
con sentimenti profondi di stima.
Restando in preghiera e buona Corte
il corpo dalla stanza va fuggendo
anche la mente nella stessa sorte;
non capisco e null’altro pretendo,
così vado la schiena sollevando:
e sull’Antonia in foto sto piangendo.
L’emozioni e pianto accompagnando,
col rosario in cuor, son certo, vinco,
e or che la sorte si sta completando
d’ogni movimento mi convinco
di libero volar nell’infinito,
librandomi, senza muovere stinco.
Senza nessun appoggio, e dipartito
volando via da casa e dalle pene;
d’ogni male, mi sono oggi pentito
perché con Te sto veramente bene
qui, nel meraviglioso universale:
godendo il sublime che contiene.
Vivo la pace lontano dal male
sfilando per l’Amore che or ammiro:
nell’infinita parata trionfale;
coinvolto totalmente in questo giro:
lontano, rimando quel che sento
di Te, pur avvertendone respiro.
Totalmente ripeto che mi pento
nulla esiste di tanto importante
amor ricevo e amor mi rappresento
nello sferato viver dell’istante
e ben così potermi rinforzare
dal proferir d’amore dell’amante.
Ciò che sto ricevendo in me traspare
dimostrando lo scioglier dai tormenti,
Santo Amor accolgo dall’Altare
da trasmettere in dì di patimenti;
ma improvviso emerge il presagire:
del travolger da sconvolgimenti.
Alla Beata Antonia solo ambire
che abbandonar mi fa così l’umano
la stanza lì lasciamo per fuggire
dimenticando il corpo mio lontano;
nell’amore vivo e credo solamente:
con l’aver dato ad Antonia la mano.
Più nulla mi comanda ora la mente
per straordinaria influenza spirituale,
e solcando l’universo veramente
a tal velocità ch’é d’irreale:
mi ritrovo su un verde paesaggio
che mi é sconosciuto, ma é reale.
Mi rende qui l’Antonia bell’omaggio,
ritrovandola meravigliosa e bella
e con stupore colgo tal passaggio
per brillanza ch’é simile a stella;
mentre nella boscaglia cerca legna
con un’amica, pur lei giovincella.

Capisco, questo a loro vita insegna
perciò le vedo ora in verde collina
sudando per lavoro che le impegna;
all’amica del cuor resta vicina
nell’impervia e boscosa campagna:
ma d’improvviso, strada sbarra spina.
A quello nessun altro l’accompagna;
l’istinto giovanil reagisce fiero
capiscono, qualcosa in quel ristagna:
e per non intorbidir pensiero
timore dimostrato a quel non hanno;
ma in sua mente, c’é sol siero nero.
Presagendo stan del subir danno
per la strana inconsueta presenza;
dai loro cuori allora emerge affanno
e al rivelar della sua mal volenza
cercan velocemente di fuggire:
ma di loro, ha pregustato essenza.
Ora alla preda sol lui vuole ambire
e lo rivela con tremendo ardore
senza null’altro riuscire a sentire;
raggiunta é la Colomba dall’Astore,
d’imporsi cerca sol sulla virtuosa
che non s’arrende, per salvar l’onore.
Reagisce lei gagliarda e senza posa
all’agire prepotente e maledetto;
“dal mal infettar di quella rosa”:
che dell’amore, non conosce il detto,
con tempestoso ardore van lottando:
dandogli al mattino un nuovo aspetto.
Lei tanto grande si sta rivelando
e con quel combatter senza fine:
nell’Infinito si sta rifugiando;
l’averlo capito le mal spine
“la pazienza alla rosa van togliendo”:
facendogli svanire ogni confine.
Dominato dal Male, sta cedendo
e dal non sopportar reazione ardita
che in modo chiaro, la sta lì subendo
brutalmente vuole chiuder la partita;
raccoglie una pietra, e con man tosta
con forza, la colpisce e stronca vita.
E’ assurta con la morte all’alta posta
integro é rimasto quel bel fiore
e il mal veloce la fuga s’imposta
per liberarsi così dell’ardore;
ma chi gli leverà più quel tormento?

Negli occhi dell’amica, “l’imposto-re”.
Lei mi ha trasportato nell’evento
per l’infinito, fino all’altipiano
al centro, ritrovandomi del vento
per subirmi i colpi del malsano,
e tutto ciò che lei ha sopportato:
viverlo ho dovuto da soprano.
Per ciò che mi é stato oggi donato
nell’ora, spero, Santa e Benedetta
dal lacrimare, il collo si é bagnato;
la stanza ancor mi restava interdetta,
soffrendo con dolo e cuore affranto:
colpito par che m’abbia una saetta.
Stravolto dall’affrontar sì tanto
nel giorno che ancora non comprendo
affermo con certezza che quel pianto
é nato dal cuore e lo riprendo
pur se provocato da una piena:
e finalmente meglio ora m’apprendo.
“L’imprevisto viver della scena
capitar dovrebbe ad ogni mente
é senza fine, ma di buona lena
dà conoscenza e ritorni cosciente;
abbiamo cura d’accoglier l’invito
per consegnarci in vita a miglior ente.
Rammentar ritengo quel convito:
dal veder accogliere e pur dare
davvero, penso d’aver concepito
ed ora il bene, così, voglio cantare
e dunque ad alta voce ancor ripeto:
lo sguardo fisso resti sull’Altare”. 159

1. – E’ un percorso che inizia dal testo – Di ciò forse poco capirai-, e così a seguire... .
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il 27/01/2011 alle 07:55