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Pubblicata il 29/10/2010
Me ne andai per specchi
che senza connotati era la luna
nel mare
e la notte cessava la sua inquietudine
e la pioggia si perdeva con la pioggia
e con la parola sole.
L’esperto rasoio mi condusse
per i corridoi del tempo
e nel futuro incerto del giorno
fui un uomo qualsiasi
ricco come un’arancia bionda,
disuguale come un riflesso frantumato
o il linguaggio d’un libro disabitato.
Pensai alla mia terra e
alle abitudini che perdono la libertà,
alle date scomparse
dentro il fogliame marcio tra le zolle
e a quelle che camminano leggere sull’erba
con i piedi senza paura di Luca e di Claudio
ridenti e grandi
alla sorgente del favoloso Oriente
dove l’istante si confonde con l’eternità
e i pesci sono d’oro.
Una goccia di sangue esplosa sul mento
mi distolse dal gioco istruito dell’ombre
e dalla serenità scroccata ad un tempo non mio.
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il titolo mi aveva portato fuori strada invece la poesia è profonda e il tono confidenziale al punto giusto, bel finale, rich.

il 29/10/2010 alle 09:03

metafore abbaglianti, sarà perchè io sono una patita delle metafore, questa tua è davvero bella, pensavo fossi un allievo della nostra cara Eos la quale sta facendo dei pittoreschi ritratti sul genere umano...

"Una goccia di sangue esplosa sul mento
mi distolse dal gioco istruito dell’ombre"
bellissima!

il 29/10/2010 alle 09:26