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Pubblicata il 23/04/2010
Prima che io nascessi da mia madre
il mare mi aveva partorito
e nutrito per gli anemoni suoi
e quando la giovinezza laggiù mi fece
crescere più di una spanna e i muscoli
nottetempo venivano nude le lune
a cercarmi, e anche ora lo fanno,
e mi chiamavano per nome
dalla spuma e dal muschio degli scogli

Colapesce…Colapesce,
sali all’aria a vedere le comete
che tornano ogni volta solo per te
e per le tue acque ricche di vita
e la terra più amata dal sole

Come una biscia che sguiscia
tra le pietre infocate e la siccità dell’erba
l’alghe carezzavano il mio corpo,
mentre la risata della notte
penetrava nel cuore degli amanti
e il sangue tendeva i polmoni,
e io facevo la mia parte
tra desideri che bruciavano
e la fragranza del mare

Colapesce…Colapesce
sali all’aria a vedere le Sirene belle
che tornano ogni volta solo per te
gelose dell’acque della tua vita
e del sole che amò tua madre
Se l’amore è per l’amante
quello del figlio per la madre
è più smisurato dell’oceano del cielo
e lo tiene nascosto nel gineceo dell’anima
ovunque vada, con chiunque giaccia
quando la luce infinita si nasconde
per giocare con l’ombre e le brezze
che arrossano gli occhi alla fanciulla che abbraccia
e spumeggiano l’onde

Colapesce…Colapesce
sali all’aria ad ascoltare le parole della terra
che tornano ogni volta solo per te
tristi per la solitudine della tua voce
che urla muta contro le menzogne

Lo schiavo fuggitivo si avvicina alla sua casa
spinto dalle mani tese della libertà
e della giustizia
che hanno catturato tutto il suo tempo
e lo disperdono per ogni latitudine
dovunque i suoi piedi sanguinano
sui sassi della lotta e del sogno,
per questo io qui resisto
sotto tutte le montagne d’acqua e sale

Colapesce…Colapesce
sali all’aria ad ascoltare il canto dell’aedo
che torna ogni volta solo per te
a cantare la storia dell’anello del re
gettato per celia e per inganno in fondo al mare

Chi siete voi che volete vedere
chi la storia fece e mai mentì
alle orecchie di chi fame continua ad avere ?
Avrei potuto sprofondare nell’abisso
tutti i re e tutte le corti
ma a compassione mi muove ancora il seno d’una serva
che allatta la speranza
e il seme di grano che cade
dalle mani del sole

Colapesce…Colapesce
sali all’aria ad ubriacarti con il profumo d’acacia
che torna ogni volta solo per te
a ricordare la dolcezza del miele
e il tuffo crudele dell’ape per violentare il fiore

Io non sono uno che cominciò dall’Alpe
né per fiumi venne a questa colonna
e a questa fatica d’amore.
Mia madre indicò la strada
perché non rovinasse in voragini spaventose
la casa
e da lì venisse una città nuova.
Io sono colui che testimonia la forza dell’acqua
e tiene sul palmo della mano tutto il peso del mondo

23 gennaio 2010 Orazio Nastasi
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gentile poeta, conosco una persona che sarebbe oltremodo felice di poter pubblicare questa tua straordinaria storia nel proprio sito dedicato a Colapesce...

io ne sono rimasta incantata.

deamor

il 23/04/2010 alle 09:04

sraordinaria, ha ragione deamor, letta con attenzione ha il respiro di un piccolo poema classico, è profonda e piena di poesia, piena di indignazione e di speranza nella vita....

il 23/04/2010 alle 22:19

Grazie per avermi letto e commentato.

il 27/04/2010 alle 14:41

Grazie per avermi letto e commentato.

il 27/04/2010 alle 14:41