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Pubblicata il 23/02/2010
la voce da dove parte? Dal plesso
dal polso dal mare dal vento
da un ballo vecchio stile
o da un mago?
Da una casa o da una strega?
Dal destino o dal sonno?
Dopo tutto il parlare cambia come nuvole
il centro della diramazione stringe
soffoca i pensieri e sviene!

Rugge ramata la sua infanzia
gli orchestrali sanno l'ora del pianto,
il muto lutto che l'azzera per giorni interi
al telefono dire pronto è malattia
rammarico di Detroit mai vista e così l'Eden,
ogni risveglio un forsennato allenamento
periferico delle risonanze di gran cassa
voce vivificata come un nido di sangue
un pugno un rovo un mal d'amore.

La voce da dove parte? Dal binario uno
dai gas dai canti gregoriani dai pirati
dai baci ricamati sullo smoking
o dal rapimento di un bambino?
Dalla fine o dal principio?
Dalla nurse o dal dominio?
Dopo tutto il dissentire cambia le nuvole
l'accento viaggia col circo russo espatriato
e non c'è ormai modo di fermarlo.
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questa tua poesia è stratosferica,
rich è bella veramente,
è piena di versi veri
scritti con sentimento
non soffoca i pensieri
ma li conduce a riflettere.
buona serata .
Marygiò

il 23/02/2010 alle 19:33

nemmeno io credo nelle spiegazioni scientifiche, o meglio, credo che la scienza spieghi solo la superfice, come una brezza di vento increspa le onde, non conosce le profondità immense, le correnti sottomarine. Quindi questa tua è una bella poesia, si fa solo domande, ma le domande non sono tutto?

il 24/02/2010 alle 12:36

osservazione degna di un re, le domande sono tutto se la mancanza di risposte non fa soffrire

il 24/02/2010 alle 14:05

la tua voce mi fa credere che gli asini volino

il 24/02/2010 alle 14:06