ero in strada da solo mimetica e basco
camminavo in fretta quasi scappando
mi sentivo davvero un coglione
e pensavo che tutti mi osservassero.
passai davanti a un bar e un vecchio
piegato su un bicchiere di rosso
spalancò gli occhi e fece un piccolo salto
sulla sedia, quasi uno scatto nervoso,
e mi urlò:
- soldatino! soldatino! –
lo guardai.
- soldatino! sei bello soldatino!
sputagli in faccia a chi dice di no! –
sorrisi e continuai a camminare in fretta
lo salutai e stavo un po’ meglio,
mi incuriosiva quello spirito.
durante il viaggio di ritorno
mi fermai e lo ascoltai
senza spiegazioni o motivi
mi raccontò balbettando, sputando,
guardando nel vuoto e
facendo scatti con la testa, ansimando
dopo attimi di stasi in cui
sembrava morto ad occhi aperti,
che era stato sei anni in Africa,
dal nord al sud, era sergente
e combattevano e impazziva
e arrivavano aerei detti stucker
(mi disse: “l’arma più micidiale
che abbiano mai inventato i tedeschi”)
e si buttavano a terra urlando
e quelli beccavano
spesso il culo dei soldati.
passò una signora e lui mi guardò
come avesse vent’anni e sbavando
un poco sul labbro inferiore
mi disse quanto erano belle le
belle donne, e le ragazze
“specialmente quando si bagnano!”
ridendo gli chiesi il nome per poterlo
salutare ogni volta che passavo
davanti al bar dove lui
stava, pensavo, da una vita.
- signor Elio! – rispose - signor Elio, yes sir! -
- signor Elio yes sir – ripetei.
- lo sai cosa vuol dire “yes sir”? – mi chiese.
- vuol dire “sì, signore” -
- sì signore! Bravo! -
mi tese la mano.
all’indice era rimasto attaccato
un pezzo della torta che stava
mangiando lasciando che le briciole
gli invadessero la camicia.
gliela strinsi, sorrisi e
lui strizzò l’occhio.
- bravo soldatino! -
- arrivederci signor Elio -
feci il saluto militare e
mi avviai verso il circolo sottufficiali
dove avrei mangiato,
sperando che giorno dopo giorno
da quel vecchio avrei potuto apprendere
chissà quali segreti.