Continuano a dire
che non illudersi significa sopravvivere,
che non fantasticare sia salutare,
che le aspettative danno solo del male.
Io sento la sofferenza
ma non ne sono colpevoli i miei pensieri:
il vero mostro che ha macinato i miei sogni
ha un corpo, ha un volto, ha un nome.

Ma è sempre mia la colpa,
perché provo troppe emozioni.
Volevo solo dividere affetto e gioia
con qualcuno che non fosse un parente stretto.
Non avevo capito che esiste anche
chi vive anche solo di esperienze
e il cui unico obiettivo è farne tante
a costo di stracciare anime e menti.

Ora che il vento è passato e ha devastato
cosa rimane, oltre a gelosia, ansia, diffidenza
e a una porta chiusa sbattuta sul naso?
Dicono le amicizie strette, e mi commuovo:
ma è sempre incredibile come sia possibile
non solo fingere nel sesso, ma anche nell'affetto.