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Pubblicata il 22/09/2008
Occhi di fenice sfiorano le mie dita,
vibranti arbusti d’ un acero scheletrico.
Risalgono senza indugio completando i miei vapori.
Il tiepido ronzio di maggio culla i miei residui timori,
ricordi di frutti marci e arti tumefatti.
Premono su di me come onde dall’impatto frenetico.
Decibel di luce pulsante irradiano il sole oltre che me.
Roboanti come solo il silenzio,
ghermiscono fibre sporche ancora da sciacquare.
Docile inspirazione mi riempie di speranza
prima di una novella, ruvida notte.
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immagini di forte impatto, aggettivi che scolpiscono, chiusa che tocca e rasserena.
Ciao, complimenti!
Axel

il 22/09/2008 alle 12:58

i miei paradisi non sono mai artificiali...in realtà non credo nemmeno che esistano paradisi...
Credo solo che ci sono momenti di vita lontana da ogni cosa e da ognuno, attimi di pura follia consolatrice e consolante che redime da qualsiasi forma di assuefazione alla vita...Poi non conta da dove essi provengano e a cosa portino...ciò che conta e riuscire ad assaporarli a pieno e io lo so fare solo così!
Mi chiedi di spiegarti queste parole...ma come potrei sintetizzare un mia condizione così estrema?! La sminuirei...
Spero tu possa capire...
cmq grazie mille per il commento!

il 22/09/2008 alle 13:50

SOno felice che tu l'abbia apprezzata...
GRazie davvero!
Un saluto!

il 22/09/2008 alle 13:51

ah a proposito...cmq era veramente buon o stavolta...
:-)
ciao

il 22/09/2008 alle 14:18

Luca
vai più terra terra quando scrivi
vedrai che partendo piano ti alzerai meglio
qui hai fatto come l'araba fenice
ti sei bruciato
e chissà quando risorgerai dalle tue ceneri

il 22/09/2008 alle 16:08

mi dispiace che non ti sia piaciuta...
Però solo per puntualizzare non credo che ci sia un punto di partenza ne di arrivo per ciò che si ha dentro...
Cmq prendo atto della tua opinione
e ti ringrazio...
Saluti.
Luca!

il 22/09/2008 alle 18:38