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Pubblicata il 07/09/2008
Lungo il sentiero della vita,
passeggio qua di la il mappamondo
di beni, di amore e di bellezze
vedo che è fornito tutt’intorno.
Sazio, salza l’Io che è ribelle
venuto è il dolore sulla terra,
fratello,
comincia il terrore nella guerra,
orsù si spara giù le cannonate,
giornali di chiacchiere e di parole,
per leggere, quand’è feroce
e il petto vuoto non ha pace.
Il sangue schizza fuori, tra le dita,
nella bruttura della guerra, la paura,
piange il vile gesto, delle mani armate.
Così, muta la terra sta a guardare
lei sa che domani …
ricomincia con tanto amore!

Tanà
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“Pace e guerra tra le nazioni” è un testo tra i più celebri scritti da Raymond Aron nel 1962 e che oggi ritroviamo inaspettatamente come titolo dell’Annuario di Filosofia 2006 della Guerini e Associati. Al di là di una iniziale sorpresa per la scelta da parte della redazione di riprendere la riflessione del filosofo e sociologo francese a oltre quarant’anni di distanza, in un contesto politico internazionale radicalmente mutato, non si può non riconoscerne la forte attualità; come spiega il curatore dell’Annuario, Vittorio Possenti, “quando si formulò tale tema come perno attorno a cui costruire il numero (…), si percepiva la drammatica e permanente attualità della guerra e della pace”. L’analisi di Aron maturava in realtà durante il periodo della Guerra Fredda, segnato dal cosiddetto “equilibrio del terrore”: il possesso da parte dei due contendenti delle armi di distruzione di massa infatti determinò il passaggio da “una pace impossibile” a una “guerra improbabile” (Aron, 1962). Il “terrore” dell’epoca contemporanea si presenta oggi molto più complesso e sfaccettato, assumendo ora le forme del “terrorismo globale”, ora del “fondamentalismo” o del “pericolo asiatico”, quale nuova minaccia al dominio americano; accanto alle due figure simboliche individuate da Aron nel “diplomatico” e nel “soldato”, troviamo oggi nuovi soggetti e nuove istanze conflittuali (tra cui la “guerriglia”). Non solo, in pochi anni la geopolitica mondiale si è profondamente modificata, rendendo indispensabile un rinnovamento dei criteri del multilateralismo internazionale, parallelamente a un riesame dei poteri pubblici sopranazionali, secondo modalità più consone alle attuali forme di globalizzazione politica.
Riconsiderare oggi il rapporto tra la guerra e la pace si delinea come uno sforzo prioritario di fronte all’attuale contesto di disordine mondiale; la fine del sistema bipolare infatti ha determinato il passaggio dalla fase di “equilibrio del terrore” a uno scenario internazionale fortemente instabile, all’interno del quale non è stata ancora precisata una nuova concezione politico-filosofica entro cui inscrivere gli sforzi a favore della pace e della giustizia. Se nella dicotomia guerra-pace, la pace è stata a lungo considerata come la categoria più debole e definita da molti pensatori in termini residuali (intesa come “pace negativa”, “silenzio delle armi”, ovvero come il periodo di tempo che intercorre tra le guerre; Hobbes, Howard), oggi di fronte al carattere di ineluttabilità della guerra, la pace esce ancora più indebolita, difficilmente riconducibile persino a una sua descrizione in negativo. Anzi, nell’attuale contesto di “guerra permanente”, caratterizzato dalla convivenza di modalità pacifiche e militari, la possibilità stessa di ripensare al concetto di pace non sembra possa prescindere da una dimensione della guerra come “latente” e “infinita”.
Tuttavia le questioni oggi sul tappeto, l’esistenza nel pianeta di una forte domanda di giustizia globale e di tutela dei diritti umani, come pure l’idea di dover stabilire delle regole “universali” per la risoluzione diplomatica dei conflitti, sono così decisive da non poter essere eluse o rinviate nel tempo. Il problema di come edificare un sistema di politica mondiale (e di pace mondiale) in grado di mettere fine alle guerre globali, pur rappresentando un tema tra i più complessi della filosofia politica, assume oggi una importanza senza precedenti, delineandosi come un passaggio determinante per i destini planetari.

Glielo consiglio.
Saluto
Pavone Grigio

il 29/09/2008 alle 13:42