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Pubblicata il 28/08/2008
Udir non so,
la voce di colui
che l'amor prestese;
ma mai rese.

In dolci ballate
condusse il mio cuore,
lasciandomi assopita
nel dolore.

La sua voce
componeva sonetti;
che attiravan le giovinette
tra lensuola e camerette.

Melodiosi componimenti
per ingannare
le giovini pretendenti.

I loro occhi
colmi di candore;
dopo poco
urlavan dolore.

Non serviva
pretender amore;
da colui che
tronfo d'orgoglio
s'aggirava con onore
tra la gente
come fosse un sergente.

Venne il giorno
del non ritorno,
le risate eran terminate,
e le donne ferite
eran tutte divertite.

Il silenzio lo rapì
e nessuno lo capì;
solitaria fu la morte
per colui ch'era forte
a rapir la purezza
delle donne con durezza.

Il Signore esaudì
le preghiere c' ogni di
le donzelle inginocchiate
imploravano addolorate.

Questo sonetto
termina qui;
questa è la storia
di chi visse pochi dì.
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mi è piaciuta,saluti.

il 28/08/2008 alle 21:02

grazie mille

il 28/08/2008 alle 21:15

Bel ritmo per una vita effimera d'un brigante!Complimenti

il 29/08/2008 alle 07:50

grazie biba era tanto che non componevo poesieora mi sto dedicando allas tesura del mio primo romanzo a presto

il 29/08/2008 alle 07:59

letta e molto piacevole e particolare..mi ricorda il mio amato Fabrizio De Andrè..
Ciao
And

il 29/08/2008 alle 13:34

Per me è solo un onore ricevere tali compliementi,grazie per avermi commentato

il 29/08/2008 alle 15:01