PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/08/2002
...

Non v'era altra mia emozione
che l'aver dinanzi
il miglior vanto
d'un popolo in battaglia,
altezzoso e fiero,
ed io,
con mia fedele durlindana,
a rincorrer vittorie
facea d'orgoglio merito.
Cuor vikingo s'agitava in me,
con l'accento d'altro tempo.
Sguardo di marmo e di bronzo,
Ciocche e baffi dal vello d'oro,
occhi di ghiaccio..
essi facean il vuoto intorno.
Quando dal vero
s'approssimava incerto
il destin d'una battaglia ardita,
io, al comandar del popolo,
facea tremar la terra,
scuotendo i sacri dèi
col furor delle mie urla
'sì parean indemoniate.
Ed al mio fianco, impavido,
l'amico fidato e condottiero.
Di sfidar la morte
più d'una volta alcuna,
non v'era timor d'agire.
L'elmo e lo scudo
ben cosa cosa
di fronte
all'ardimento ed al coraggio.
Ma si pur per scherzo
d'un crudel destino ingannatore,
non così, da vincitor perdente,
lasciai per sempre
i campi di battaglia.
L'amico, il malfidato condottiero,
cui strinsi la mano
ed un fraterno abbraccio,
mi riservò, davver
infausta fine,
in menzogna e disonore.
Non fu uno scontro,
non un malsapore,
che mi vide chiuder
l'occhi miei al cielo.
Un gesto meschino e oscuro
tradendo le mie premure,
mi recò danno al petto
trafitto da una amica spada,
senza veder
neppur la mano,lo sguardo,
dell'infamia traditrice.
L'Ardimento ed il Coraggio
non bastaron a servir giustizia,
trafitti da Malvagità e Menzogna.
Ma se per questo
dovessi cambiar parere,
non v'illudete,
ch'il mio ardor battagliero,
d'Ardimento e Coraggio
fece per sempre
forgiar col sangue,
il mio cuor vikingo.
  • Attualmente 4/5 meriti.
4,0/5 meriti (1 voti)