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Pubblicata il 20/05/2008
Quando ti stringo tra le braccia il canto
quasi rivive dell’antica notte
intramezzato dal melenso chiasso
scritto dai merli sulle foglie morte.

È un quieto bisbigliare di cesene
la culla di un profondo dormiveglia
è un tremulo ronzio di calabroni
l’incerto verseggiar su queste carte.

Cammini pensierosa nell’immenso
mordendo l’infinito che t’ingabbia:
cammini silenziosa anche nel sogno
coprendo con i passi i tuoi sussurri.

Sussurri qualcosa di bello.

Cammini con le mani e con gli occhi,
piano, su strade che vedi tu sola;
che meraviglia seguire le orme
che lasci indietro nei posti più belli.

Sogno che culla il mio sonno profondo
la tua figura minuta ed immota
piegasi muta nel fondo del tempo.

Percorri l’onirica notte
nel vortice assente del sonno
ti volti ruggisci e t’accasci
sul fresco pallore dell’alba.
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