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Pubblicata il 06/05/2008
Quando il mondo tutto dormiva
ed io intrecciavo nodi di cravatta
orinavo sull’asfalto, circondato dalla polvere
ed avevo mani fanciulle impiastricciate d’inchiostro,
me ne andavo solitario per quelle osterie tetre
dove io stesso ero l’oste, io il vino forte,
io il deliquio etilico, nelle occhiate perse dei clienti,
negli echi febbrili, nei “dammene ancora”
che non hanno né memorie né colorazioni primarie
ma solo mescolanze e bocche voluttuose
spalancate alla vita, alle sue piccole languide cose.
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