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Pubblicata il 27/01/2008
Una saetta mi colpisce.
Cado in un diluvio
e, naufrago, mi aggrappo
al legno della fede,
unico residuo della mia nave.
Nubi di dolore coprono il sole
e i venti lo sviano da ogni sprazzo.
Nessun occhio di faro
in questa nebbia d’acqua,
solo l’orizzonte dorato,
desiderata medaglia
ma le cartine sono cibo per il mare,
la bussola voce amica e sincera.
Un veliero tra le rocciose onde appare,
tinge di verde un po’ gli occhi del poeta
che deciso ancora spera.
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solo silenzio e solitudine ,ma il poeta spera ancora è fede questa ,bravo piccolo principe,cate

il 27/01/2008 alle 14:11

Sinceramente penso sia più efficace così. L'uso di un verso libero da schemi ha il vantaggio di seguire meglio il sentimento del poeta e di renderlo così più comprensibile al lettore.

Grazie comunque del suggerimento

il 27/01/2008 alle 18:28