PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 23/01/2008
Ti ricordi le caldarroste d’inverno,
Joyce sulla spiaggia e niente più attorno a noi,
il giardinaggio che ti distendeva i nervi,
le poesie d’amore che ci leggevamo
e che ci infiammavano l’anima
e di quando passavamo tutto il giorno a letto
stretti in una cosa sola, in un solo corpo
continuando a sussurrarci che non ce ne poteva fregare
un bel niente di quello che gli altri pensavano di noi
fuori da quelle quattro mura,
che quello che avevamo perso non sarebbe mai più tornato indietro
ma che quello che avevamo saputo costruire sarebbe stato per sempre,
all’appuntamento con la morte ci saremmo andati mano nella mano, a testa alta, ci giuravamo, ricordi?.
Certe cose possono davvero aprirti la mente,
esplodere come mine lasciando nell’aria a fluttuare le schegge,
a mandare in frantumi gli specchi, a distanza di tempo,
ma come posso dimenticare quanto eri bella con quel maglione nero,
quello che comprammo a Taormina,
con quel profumo di eterna nostalgia, di donna che fingeva d’essere bambina,
poggiata alla finestra con lo sguardo perso al cielo,
adornavi il viso con quel broncio capriccioso
che ti coglieva ogni qualvolta eri sovrappensiero,
io mi specchiavo nei tuoi occhi e li cercavo le onde
tentando, senza mai riuscirci, di cavalcarle.
Io sono quel seno che ha allattato i postumi stronzi dell’amore,
accogliendo interamente nel suo grembo le mani aperte alle carezze,
i pugni chiusi alla rabbia ed il mio cuore plasmato assieme col tuo tragicamente
smettiamola di ferirci ora che siamo ancora vivi,
i nostri cuori sono camere dimesse al servizio del sogno,
nei giorni pieni sotto i paraventi vivaci della notte,
della foschia che ci avvolge senza lasciarci intravedere le coste,
le labbra dove finiamo per approdare.


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più la leggo più è stupenda...
riesci sempre a sorprendermi!
Ti amo

il 24/01/2008 alle 00:52