Dedali di vicoli,
cascate di silenzi
svegliano il mattino.
Tra le case antiche
si stagliano crepe nuove
che colano diffidenza nelle vie.
Poche sono le cose rimaste,
un gesto, un sorriso
già scomparso nel bagliore del sole.
Ah amore mio quante parole!
Parole che libravano nell’aria
e ora sono cadute come foglie morte.
Il vento spazza i nostri cuori
all’appressarsi del giorno crudele,
geloso della notte, la uccide nel sangue dell’alba.
Ah quanti giorni passati nei prati!
Quando ogni margherita era un sospiro,
ogni rosa un dono.
Le carezze fugaci, i baci sussurrati
scambiati sotto gli archi,
riparo di innamorati nel calore del giorno.
Tutto passato, spazzato dal vento
che crepita tra i vicoli ora deserti
e grida nelle crepe cadenti.
Il destino ti ha portato lontano oltre il mare
e so che non tornerai più da me,
crudele destino! Figlio ingrato della luna!
Quanti giorni eterni abbiamo trascorso
se solo avessimo saputo che sarebbero finiti!
Che è solo la cenere che rimane dopo l’incendio.
Il tuo amore non morirà, lo lessi nei tuoi occhi profondi
nelle lacrime che non volevano cadere,
anche il mio resterà, ma esso è ora solo rimpianto e disperazione.
Ogni giorno, ogni sorriso,
pare ora così lontano, trascorso,
sento il tuo profumo nelle cose rimaste.
E’ questo tutto ciò che mi resta
della passata felicità, del trascorso amore?
Tracce di te su cui piangere.
Nel dolore di un bacio e un addio sussurrato
mentre la nave che ti porta via si allontana
e risuonano cupi i tamburi di guerra.