solo per farvi sorridere
se ci dovessi riuscire....
Andreas + Pirro + Cervantes
Riscrivendo don Chisciotte
Al giorno svagato, tra strette viuzze
sbadigli e caldane riavvolto nel manto
chiazzata tra lune e macchie radiali
accanto ad un piccolo carro di stelle
due matti e una donna e un asino ciuco
andavano incontro alla gloria futura
Latrati e lamenti gioiosi percossi
da ruote d’asfalto che saltano fossi
e illudono giorni trascorsi da tregue
di povera gente che viene repressa
da funi nodose che stringono polsi
tra palio e campioni decisero il volo
Ma tu, che da solo combatti i mulini
con un Roncisvalle castrato di pelle
ed un Sancio Panza che ingolla ricotte
Non è un cavaliere né don Chisciotte
armato di spada, di lancia e spingarda
davanti combatte ma dietro si guarda
le terga scucite dai calci a par piè
Ei ama una donna che pene gli dà
se poi è un travestito con trucco
e gonnella di dietro le terga davanti
l’uccella, lo buggera alieno e nemmeno lo sa
di stucco lo lascia e toccar la cappella
già sacra di suo, davvero non fa
E mentre cavalca la dolce pulzella,
il suo Roncisvalle geloso, nel bugno
vi pesta la mazza più dura del pugno
sperando di tenere al più presto con sé
la dolce cavalla che ormai non avea
di occhi di labbra, di coscia e di petto
vedendo mancarle cotanto rispetto
la sua Dulcinea che rossa di gote, rabbiosa di suo
pretese la dote dal vecchio citrullo:
un asino zoppo, due teli di lino
un logoro anello, di piume, un cuscino
Infine credendo ricchezze e gioielli
partì col suo amante facendo bagordi
tra piazze e paesi tra monti e castelli
Ma quando Cervantes infine capì,
non c’era più tempo di fare la storia
e scrisse perciò una bufala vera - Così esordì :
di amori e di canti, di grande morale
tra due cavalieri ed un animale
madonna novella che vergine fu…
Un giorno fu, forse, ma ora non più;
e allora pensò di farlo partire
in cerca di gloria col mite ronzino
e il fido scudiero coi baffi all’insù
cercar per castelli la dolce pulzella
e poi liberarla dai suoi carcerieri
tenuta lontana dal suo fiero sposo
in una città chiamata Toboso
Al fin di godere del suo primo amore
raccolse una rosa, un tenero fiore
e disse al suo Sancio di andarla a cercare
Ei fece di tutto tra mari e ostelli, colline
e gabelle, cascine e bordelli
E quando pensava di non farcela ancora
gli venne l’idea e cercò la dimora
di tre contadine, tre povere figlie
che stavano dando le chiappe sui campi
Sfruttando del fatto che il nobile mancio
non conosceva la sua principessa
gli fece la burla per più non patire
le lacrime e i colpi del suo cavaliere
Così a lui disse: “Guardate signore
che nobile sposa che a voi viene incontro
cavalca un puledro già degno di un re…”
e al centro del trio vi stava una buffa
ma lei non pensava di esser madonna:
le luride vesti la faccia bruciata
per nulla sembrava di nobil casata!
Ma quando la vide il suo don Chisciotte
rimase basito da quelle pagnotte
che andavano in giro sulle ronzine
al centro vi stava tra due contadine
più brutte di lei e sboccate fanciulle
Il nostro Chisciotte le fece un inchino
guardando negli occhi quel truce faccino
ma poi si rivolse al suo fido scudiero
gridando incazzato: “Ma è questa sul serio?”
Al che gli rispose ridendo e arrossendo
“Non so cavaliere se quella è la bella…
non so cosa dire, starò io errando?”
E giunto a sto punto mangiò quella foglia:
non era colei la sua principessa
chinò poi la testa afferrando la lancia
cercò del suo Sancio la turgida pancia…
Lasciando dei segni che schivo e che aborro
la esse di Sancio e la zeta di Zorro!