PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/07/2007
Ci siamo,
pubblico ansioso
cadaveri sulla scena.
Mi immagino a levante
a tirare bottiglie vuote
e sassi senza corpo,
senza consistenza,
senza essere sassi.
Cammino per la via,
deserta strada
e una salita scoscesa
in fronte a un monte bianco
macchiato di cristallo mattutino,
salgo fino in cima
trovo altre genti,
altre vite giunte in quell'istante,
urlano,
sembran pazzi,
le voci si uniscono,
creano l'unisono,
come fosse musica.
Danzo per ore
al ritmo della malattia,
allo scalciare del profano suono,
all'infittirsi di boschi verdeggianti.
Leggero ascendo,
sento lontano il baccano
con la mente ormai frastornata...
Un tonfo,
come fosse musica.
Mi alzo, torno in me
sotto un'altra veste,
c'è ancora un cuore che batte,
tamburellando sincronie,
come fosse musica.
Ancora un suono,
un battere,
di nuovo un levare.
Silenzio.
Come fosse musica.
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Non ti nascondo che queste righe sono tratte dalle illusioni che mi ha dato la lettura di un grande quale Euripide, sulle Baccanti ci sono tante interpretazioni ma per me è meglio se non ce ne fossero, per lasciare spazio a quegli sgomenti, a quelle sofferenze di cui tu parli e che appartengono ad ognuno di noi. Ti assicuro che dalla lettura di Euripide tutto questo viene fuori amplificato fino al triplo, al quadruplo della potenza delle nostre anime! Grazie ancora! Matteo

il 17/08/2007 alle 16:09