PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/07/2007
Alla vecchia maniera di Toscana
racconterò in ottave l’adunata
che abbiamo fatto in terra siciliana
e della nuova gente che ho incontrata;
della domenica palermitana
dell’ospitalità tanto garbata
ch’ebbe Veronica donna cortese
riservata a noialtri senza spese.

D’esser poeta non ne ho le pretese
invoco dunque Euterpe con Talia
e il buon Apollo che in terra discese
per insegnare all’uomo la poesia.
Spero di soddisfar tutte le attese
senza cascar mai dentro l’eresia
ma se il racconto un poco si discosta
sappiate ben che non l’ho fatto apposta.

Quando approdai sulla sicula costa,
come pulcin che ha appena rotto l’uovo,
ebbi dal sol focoso la batosta
e madido fui d’un sudore nuovo
dello Scirocco fu quella proposta
se ci ripenso ancora mi commuovo
quando mi videro fu una gran festa
non ebbi il tempo di scoprir la testa.

Passommi il tedio ed anche l’aria mesta
mentre mi dirigevo dai poeti
di cui canterò presto qui le gesta
di cui svelerò un poco di segreti;
è questa parte che ognuno detesta
ché bisogna esser parecchio concreti
vi chiedo d’aver dunque compassione
di non mandarmi all’ultimo girone.

Tra tutte quelle amabili persone
per primo citerò quell’Alessandro
che venne da La Spezia in quelle zone
per incontrar Veronica e Leandro
e Caterina che grande emozione
portò volando come il bel calandro
e della di lei figlia rossa e mora
che porta il nome bello dell’Aurora.

C’era Melania che da gran signora
per tutti cucinò la pastasciutta
c’era Mario, padron della dimora,
che in quattro salti se la mangiò tutta
e Gaspare poeta che colora
d’antico siciliano quella frutta
che bella e dolce dalla propria pianta
a tutti dona quando i versi canta.

Venne Roberto dalla bella Reggio
e venne Andrea con la moglie Cettina
ognun portando seco il suo carteggio
d’una luce sì calda e diamantina
e venne Marco con il suo corteggio
di familiari e in fine da Messina
venne Stefania con il fidanzato
che non è poeta ma avvocato.

Mentre a Palermo già ci hanno aspettato
la Ninfa con il fratello Francesco
della loro città ci hanno parlato
sedendo tutti ad un romano desco
anche un amor ben grande par sia nato
articolato come un arabesco
di cui dirò qualcosa d’altro ancora
tra Marco cappa e la bella Aurora.

È una cosa che tutti quanti accora
giacché pareano uccelli sopra un ramo
lo star lontani certo li addolora
ché era un continuo cinguettar “ti amo”
sbaglia certo colui che li deplora
tutti quanti ognor lo testimoniamo
e Marco vedo ancor che non la molla
sembravano attaccati colla colla.

Ma or torniamo alla poetante folla
un altro caso in quei giorni è successo
quando l’alma di gioia era satolla
e trasferimmo a desco quel consesso
caso curioso da metter la bolla
sfociato proprio a causa del progresso
mentre eravamo tutti a desinare
Leandro i passi suoi dove’ rifare;

ché andò a Palermo a perde’ il cellulare
che silenzioso cadde in un tombino
forse Leandro si sognava il mare
era forse distratto un pochinino
che quell’uomo faceva impappinare
era la Ninfa col suo sguardo fino
e tanto disse e tanto fece e giacque
che il cellular cascò nelle ner’acque.

Certo l’evento non a tutti piacque
e specialmente a Mario poverino
il quale più di tutti si dispiacque
di dover ricercare quel tombino
alla ria sorte con onor soggiacque
andò scrutando con il capo chino
ogni canton della sicula terra
che parea invero solo una gran serra.

Ma quando il fato l’armi crude sferra
non v’è chi possa opporre resistenza
è il caso di Melania che una guerra
fece con quel caldaccio con pazienza;
pareva camminasse rasoterra
con la pression sì bassa che la scienza
s’interrogò ma non ci capì niente
vedendo quella donna resistente.

Aria sì pesa e inver tanto opprimente
che ognun nel cuore agognava il polo
o i caldi monti del gran continente
dove sul fuoco sempre c’è il paiolo
ma ormai ognuno aveva il proprio ruolo
e seguir lo doveva attentamente
ragion per cui quei sette otto bricconi
fecero una gran guerra a gavettoni.

Soltanto io e Reoberto in pantaloni
stavamo nella stanza a giudicare
su chi meglio tirasse quei palloni
su chi meglio sapesse infradiciare
i tattici maggior dai finestroni
colpivano senza farsi notare
e poi seguendo le mentali dritte
ricorsero anche all’uso di marmitte.

Non basterebbero trecento scritte
per raccontar quel grande manicomio
e le cose che male ho già descritte
non mi faranno certo aver l’encomio
come guardiani dentro le garitte
cercammo di schivare il nosocomio
abbandonando il tempo alla pigrizia
per far fiorir nei cuori l’amicizia.

Certo è mancata la grande dovizia
di fatti che ognuno si aspettava
ma per un mero fatto di giustizia
ho raccontato quel che mi sembrava
per tutto il sito esser di delizia
lasciando il resto alla gente più brava
che potrà raccontarvi in modo pieno
quel che è accaduto se venite al treno

che le sirene dal fecondo seno
faranno camminar per tutta Italia
dove potrete sì gustare appieno
quella poesia che tutti quanti ammalia
dove in ambiente tanto intimo e ameno
ognun dall’arte verrà preso a balia
e se il Signor gli dà salute e amore
potrà piantar nel paradiso un fiore.

Ringrazio dunque qui con tutto il cuore
Veronica e la sua bella famiglia
tutti i poeti che con gran calore
per ritrovarsi han fatto molte miglia;
ma del distacco non vi sia dolore
e il pianto non vi bagni ancor le ciglia
che fu un saluto pronunciato indarno
ci rivedremo a ottobre in riva all’Arno.
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sei bravissimo...complimenti:-)
6grandioso,hai descritto minuziosamente ogni particolare,mi sembra di esser stata lì;
1grande abbraccio

il 30/07/2007 alle 13:20

Sei semplicemente imparagonabile ed ineguagliabile caro Marco...insomma un mito!! Splendida poesia, come sempre...E' adorabile leggerti. Grazie di tutto...e a presto in terra toscana che è un pò anche mia!

Bacio
Melly

il 30/07/2007 alle 14:11

mi lasci come sempre senza parole e

faccio un profondo inchino
a te nobile poeta aretino
che hai saputo donare in questi versi
il senso di fraterna amicizia in cui ci siamo persi.

BRAVISSIMOOOOOOOO
TI ABBRACCIO VE.

il 30/07/2007 alle 18:40

grazie per me ed AURORA caro MARCO,unsaluto cate,è vero si ci rivedremo ad ottobre in riva all'Arno.

il 30/07/2007 alle 19:21

E’ un minuzioso racconto di allegri fatti e simpatici misfatti, si colgono i tanti colori della comitiva, si sentono i diversi accenti, si scorgono perfino i sentimenti. Nel gruppo ho visto al centro Poesia, testimone attenta di ogni gesto d’amicizia.
Grazie per aver partecipato agli assenti la gioia del vostro incontro, a tutti dedico il mio pensiero, mati.

il 30/07/2007 alle 23:05

Ho fatto semplicemente un resoconto delle cose che sono accadute. Grazie per il commento. ^_^

il 31/07/2007 alle 09:42

Sì se non ci sarai mi arrabbierò ^_^
A presto e un abbraccione.

il 31/07/2007 alle 09:45

Grazie del commento.
A presto ^_^

il 31/07/2007 alle 09:49

Tu sei poetessa più nobile di me.
Grazie di tutto ancora una volta ^_^

A presto.

il 31/07/2007 alle 09:56

Grazie a voi!

il 31/07/2007 alle 10:07

Parole molto belle le tue.
Grazie di cuore.

il 31/07/2007 alle 10:10

Grazie. Le foto del raduno le ho spedite a Veronica ma qualcuna la pubblicherò sul mio sito più avanti e cioè appena avrò la liberatoria dei soggetti interessati.
Un abbraccio.

il 31/07/2007 alle 10:14