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Pubblicata il 01/07/2002
Mi portasti via il figlio
l'alpino più bello alla guerra
crudele di ghiaccio di neve
in trincea, nemico del nulla
sorriso di pace,
da madre a madre amorosa
ora vegli quel fiore espiato

un altro è partito dal dado
nascosto tra i monti e
di bronzo nel sole correva
con sete alla valle,
primizie sognava appetiti
di cuori inurbati,
il suo seme lassù è raggelato

l'ultimo è il primo che hai amato
cresciuto fecondo alla terra
dell'orzo e del grano, l'eletto
il delfino dello stesso colore/dolore
dell'oro al tramonto, rimasto
inchiodato felice alla croce,
questo me l'hai risparmiato.
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Sai già che mi piace questa poesia ove le storie della montagna sono le storie degli uomini che la abitano, con le loro passioni, con loro vita e con la loro morte.
La montagna è memoria duratura delle azioni umane, e tu l'hai ben espressa, con immagini toccanti.
Ciao!
Axel

il 01/07/2002 alle 19:33

E' vero fra quegli alberi e fra quelle rocce è stata dipinta tanta storia umana,
tante storie ....
Un saluto max!

il 02/07/2002 alle 12:11

Caro M, nel ripercorrere un mio motivo di ispirazione costante: la montagna e il suo portato, ci si imbatte anche nell'impatto squisitamente umano delle donazioni/sottrazioni che quell'ambiente storicamente ha vissuto.
Grazie per la tua sempre gradita attenzione. Da parte mia ti seguo costantemente, ma non sempre con commenti, esclusivamente per ragioni di tempo disponibile. Mi inserisco quando posso dalla postazione in ufficio. In casa il computer è "riservato" al figlio. Cosa ci vuoi fare?
Buona giornata amico.
Max

il 02/07/2002 alle 12:44

Caro Max,
stelle sono le tue parole che illuminano tanta umana tragedia consumata tra i puri, innocenti monti. Colgo l'universale dolore e l'ermetico grido.

Con affetto,
Ramess

il 02/07/2002 alle 20:21
GAF

é molto triste e molto bella,mi è sorta spontanea una domanda,qual'è stata la fonte che te l'ha ispirata?
Ciao
Betty

il 02/07/2002 alle 20:52

Ciao Raf. Quale onore avere un tuo commento! Il "grido" in ogni caso non è ermetico (in fondo è un pianto, di madre, come vedi nel titolo). Ho voluto idealizzare in tre soggettività la sottrazione/donazione che la montagna storicamente ha compiuto: i morti della guerra, gli inurbati che se ne sono andati da lassù (e lassù tornano poi nelle sole spoglie), coloro che nel bene e nel male sono rimasti e che, in fondo, in questo modello di società fagocitatrice e consumistica - che ha sempre ignorato il rurale - si sono immolati.
Il tutto dalla voce di una madre montanara. Sai che poi non è proprio una idealizzazione? Se penso ai luoghi dell'appennino, ciò è avvenuto di frequente.
Un abbraccio.
Max

il 03/07/2002 alle 09:06

Cara Elisabetta, grazie per le tue parole. L'ispirazione nasce anzitutto dall'amore che ho per i monti. Questa in particolare ha voluto emblematizzare in tre figure quanto la montagna storicamente dona e sottrae a chi la abita. Ogni tanto torno sul tema con impressioni e motivi diversi delle tante implicazioni di cui la montagna è portatrice.
Un caro saluto.
max

il 03/07/2002 alle 09:10

Cavolo, mi é salito un nodo in gola e non ho potuto rileggerla. Sembra una preghiera... Bella!

il 11/07/2002 alle 21:45

Ciao Paola. Ho piacere abbia letto questo brano. Ho un grande amore per i miei monti, le mie radici. Ho conosciuto lì la dimensione propria della mia esistenza interiore, e da quei luoghi dell'Appennino, quando sin da bambino vi trascorrevo 4 mesi l'anno, ho tratto motivi di riflessione sulle gioie e le asprezze della vita.
Un caro saluto e grazie per l'interesse.
Max

il 12/07/2002 alle 14:04