PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 01/07/2002
Ogni giorno ed ogni notte,
al baglior dei lampi o del solleone,
lo trovi lì, seduto e quieto,
sempre sotto a quel portone.
Col cappello un pò abbassato
a oscurar la fronte, bianca di pallore,
a oscurare il male che lo va consumando,
a oscurare gli occhi del suo dolore,
osserva stanco ed assopito,
osserva il mondo che va di fretta,
osserva la gente che scherza e che ride,
osserva la vita che a lui non spetta...
Ogni tanto accarezza con paterna cura,
pizzicando le corde della chitarra scura,
il cestello di vimini, ferito e piangente,
in attesa del gesto di un' anima pura...

Suona, suona, o mendicante,
suona e canta la tua canzone,
regalati fra la folla di sordi,
regalati ancora un'emozione.
O emigrante d' Oriente,
figlio del mare, del sole e del buio,
intona le note della canzone
della tua speranza, della tua illusione.
Prendi in mano l’ armonica a bocca,
appoggiala al labbro, freddo e tremante,
e dedica questa melodia lontana
alla tua terra, alla gioventù ruspante.
Piangi, piangi, mendicante,
piangi la povera famiglia adorata,
piangi alle note del dolce passato,
piangi la guerra, feroce e spietata...
E mentre tu versi le tue ultime lacrime
impazzano i clacson, a zittir le tue note,
a renderle mute alle orecchie del mondo,
a sopprimer lo sforzo delle deboli gote...

Guarda, vecchio moribondo,
un bimbo sembra udire il tuo pianto,
ha uno sguardo profondo e malinconico
come il tuo cucciolo, amato e compianto...
Protendi una mano per toccargli il visino
e per invocargli una prospera sorte,
ma ricevi all'istante da un padre in cravatta
un calcio sul volto e un augurio di morte.

Ma la morte, o mendicante, è amica,
cesserà finalmente la tua sofferenza,
morrai davanti a quel portone
inghiottito dal fumo e dall' indifferenza...
































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