Rimani vento della pazzia,
cambiare rotta è ortica nei piedi.
Le ferite ci cambiano
e ci cambiano,
in male.
Restare a guardare,
ad odorare un'essenza,
ad ascoltare un grido acuto...
Beni troppo effimeri ci turbano,
quanto dolore,
quanto orrore pervasa le cellule,
è uno scomparire di fuoco
e un tornare di ghiaccio.
Non ha senso non essere essendo,
ti tradirebbe la più futile delle occasioni.
Forse allora parlerò dell'altro,
di quello che dovrebbe ma non è mai,
allora poi,
parlerò di una giornata di sole tra tanta ombra,
che fa troppa luce...
Mi stropiccerò gli occhi e mi vedrò,
vestito di un colore pallido,
ci sarà profumo di prato...
Parlerò di una promessa,
forse eterna,
parlerò dell'amore
e dell'odio che porta con sè,
come carico per amare di più,
penserò ad un presente che non mi pesa,
guarderò in te come spiraglio,
piccolo, splendente
un sole che non tramonterà,
forse,
rimarrà per sempre splendente
anche se non brillerà più su di me...
Tornerà la salsedine tra le onde,
nulla cessa...
Dunque un ricordo,
mi darà una mano a rinsavire,
mi aiuterà ad invecchiare
e quel mare resterà lì,
sempre nuovo,
sempre maledettamente gonfio.
Arriverà uno sguardo a farmi leggero
e me ne andrò lontano
a girare il mondo
e il mondo a rincorrermi.
Rimarrò a baciare la notte,
senza dimenticare.
Un'altra rosa è sbocciata.
Bianca di dolore.
Rossa di amore.