Nel leggere questa poesia ho due sensazioni opposte: la prima parte e l'ultima si riflettono nella mia essenza, e l'ultima è travolgente, dà un brivido che corre sul filo di una lama; la parte centrale invece è lontana dal mio attuale modo di concepire la poesia: troppo enfatica, gridata, quasi epica, ma mi lascia un retrogusto retorico, soprattutto da # a#:
#"sedami!
Possiedimi!
Prendimi!
Fa che il mio corpo *
e solo il mio,
sia il tuo strumento di distruzione.
Distruggiamo!"#
Invece preferisco e mi piacciono questi passaggi
"Che dolce odore che hai stanotte, *
germoglio di morte innata;
è il tuo odore che mi ha rapito".
"Non lasciarmi trasalire
Distruggiamo le anime buie,
penetriamo destini di cartapesta,
trafiggiamo in gola le lingue dei padroni.
Sta lì musa!
Sta lì.
La tua anima non mi duole,
è il coltello degli uomini,
solenne; *
che uccide"
*il secondo dei tre "che" è eliminabile
* fa con l'apostrofo (fa')
*è il coltello degli uomini,
solenne;
che uccide
non metterei il punto e virgola alla penultima riga, ma virgola
Questa la mia lettura...
Ciao, Rosanna
Grazie del dettagliato commento alla mia poesia, vorrei ce ne fossero sempre così ben scritti perchè oltre ad essere interessanti risultano molto formativi al fine di migliorare (anche in termini tecnici) il proprio modo di scrivere...Grazie ancora! Matteo
Mi fa molto piacere ti sia piaciuto quel verso perchè è uno dei miei preferiti...Grazie del commento! Matteo
Beh, ho già spiegato in altri replies di questi giorni che questo è il mio approccio alle poesie: dire e motivare, non sempre, dipende dal tempo e dalla voglia, sto collegata ma anche devo "casalingheggiare", il tutto limitato alla mia piccola conoscenza in materia, supportata però datanta passione e, credo, gentilezza e filantropia.
Ecco, ho scritto quasi un trattato per conoscerci meglio!
Un saluto,
Rosanna