Cammino lungo una strada solitaria
senza sentire gli aloni di sudore alla schiena
in questa giornata oscura e fintonuvolosa.
Braccia stanche lungo il corpo eretto,
stringendo una sigaretta tra le dita
su questo porfidofornace del centro.
Aspiro lievemente trattenendo il fumo
creando una nuvola densa in me
che poi cade nei polmoni accoglienti
e si diffonde in ogni angolo del cielo
in una nuvola trasparente
seguendo la teoria del chaos
sempre verso l’alto
sempre dalla stessa sorgente
riccioluta quasi come un frattale
ed io ad assorvarla senza sapere dove andare.
Solitario cammino sempre dritto.
Schivando i passanti indaffarati
tutto mi pare normale
in questa via del centro
tra violini stridenti
e fisarmoniche accordate,
ma non sento i pensieri scorrere
come sempre nella mia mente
e nemmeno i desideri palpitare
nello stomaco malato.
Mi chiedo se questa sia la pace
e quanto devo aspettare per condividerla
con quella ragazza lontana così simile a me
che non m’aspetta certamente
seduta a quella disordinata scrivania
mentre studia qualche libro consigliato.
Fumo ancora, guardando un anello
che brilla alla luce d’un sole nascosto.
Fumo l’ultimo respiro
tastando il sapore che cambia
e butto il filtro sotto il mio piede destro
quello che spesso si sloga
e che malmesso continua a muoversi.
Mi chiedo cosa sia l’aspettare
tutta quella pioggia che non viene
con la pelle scoperta al freddo
in quell’aria torrida di specchi
mentre musicisti di strada se ne vanno
e tutto torna ad essere solitario
quasi come la notte.
Mi chiedo il perchè degli indovinelli
e del testare le menti eccelse
o del sentirsi inopportuni
nel non trovare le risposte alle cose.
E tutto mi sembra estraneo
mentre guardo quel bambino stanco
che cammina trascinando i piedi
senza rispecchiarsi nella felicità dei ricordi
come facevo io un tempo lontano.
Mi ritrovo ancor ad aspettare ciò che non viene
anche se so con quasi certezza
che non mi colpirà a tradimento per strada
ma sarà con sacrificio che verrà,
un sacrificio senza forme
e che nemmeno io riconoscerò,
ma sarà già un successo per le mie gambe stanche
perchè con le mani appena pulite
strapperò quella poesia di morte
scritta dalla stessa mano
che non oso odorare
e che ancora non ho baciato.
Mi chiedo il perchè delle note
in questa giornata di nuvole,
in qualunque posto esse siano
sanno farmi chiudere gli occhi
e sorridere all’asfalto caldo
senza che nessuno se ne accorga
se non per gli ondeggi delle cuffie
che ancora palpitano al ritmo di esse
trattenendo a se
quell’aria che muovono.
Tutto mi confonde
ed il rumore dei pensieri
s’attorciglia ai desideri
nello stesso istante
in cui sento il peso del respiro
con la voglia di fumare.
Sono tornato me stesso
e sorrido tra le note esplosive,
gli sguardi delle persone indifferenti,
le parole di pensieri introversi
e le sensazioni di desideri sempre uguali.
Cammino.
Fumo.
Penso e Desidero.
Come sempre è stato.