In quel vezzo di pioggia
appoggiata alla luna
in un declivio dell'anima
indugia donna
morbida negli occhi
a screpolare sogni
in una torsione dolce di saggezza
incidi umidi accordi
vizi e virtù
ascolta la voce d'albero
in quest'estate che trema letargica
il silenzio passeggero dei sensi
le stagioni del martirio
e raccogli i capelli
le tue gambe leziose
la tua lingua di carne
rassegnati all'onda
ammaina le corde all'altezza del cuore
e dimentica quell'uomo
andato nel vento
in quel peggio che osavi chiamare amore.