Astra:
Chiudi le tue orecchie,
è il canto della morte
quello che senti,
se volgi il tuo sguardo
troverai solo oblio.
Non ti aspetterà un ritorno,
non troverai pace,
troverai volti,
tanti volti di dolore.
Ricorda cosa cercavi,
non lasciare la tua strada,
ciò che vedi non è sogno
e non é realtà.
Corri o perderai
la tua guida veloce,
alzati e non guardare indietro,
poiché troveresti
solo distruzione.
Purtroppo la mia voce
non giunge al viaggiatore,
che é già troppo lontano
da questo bosco.
Edera modula la melodia
della dimenticanza,
con una voce così soave
che commuove i massi.
L’uomo é debole,
non é neppure masso,
allora rinuncerà alla sua impresa
e tornerà a casa.
Forse Edera mentiva,
non é qui per me,
non saprò chi sono,
forse in realtà io non sono.
Chi sa,
chi sa chi sono io?
Sai dirmi chi sono io?
Tu che voli libero
da un ramo all’altro
di questo mondo buio,
dimmi chi sono.
Ti vedo triste,
quasi malinconico questa sera,
non canti, non consoli,
la tua voce non rimbalza
tra gli astri di questa notte.
A cosa pensi, usignolo?
Cosa passa negli occhi neri,
cosa leggi nei miei?
Hai la libertà, hai tutto,
puoi volare lontano dalle ombre.
Lascia la tristezza alla tristezza
lascia la morte alla morte
e restituiscimi la vita, tu puoi?
Canta ed incanta,
malinconico volatile notturno,
dimmi cosa fare per strappare
l’uomo al suo destino.
Libera è la mia anima,
prigioniero il mio corpo,
sulle tue ali polvere di stelle,
nel tuo becco la nostra salvezza.
E’ iniziata la notte,
l’uomo doveva essere
già restituito al reale,
liberami dai legami.
Sono libera ora,
posso inseguire il destino,
grazie a te, usignolo,
messaggero delle ninfe.
Arrivederci Bulbul,
continua a cantare
per gli spiriti
che vagano in questa notte.
Un giorno anche tu troverai
ciò che cerchi...
che sia desiderio o chimera
vedrai salire il tuo canto
al di sopra degli astri.