Perseo:

Sussurri malvagi
dalle colline spoglie
giungono col vento di maestrale
che canta una canzone di follia.

Nelle braccia dell’inganno
mi trovo prigioniero
di un nulla opprimente
che lascia graffiti
indelebili sulle braccia.

Sono il sogno di un sogno
o la realtà capovolta
di un mondo invisibile
pieno di rughe e tormenti.

Il cervello fuma
e la mente sguazza
sul fondo di un oceano di pece
poiché la mia strada non giungerà
mai là ove desidero arrivare.

Passi brevi attraverso
universi identici
e paesaggi affini
mi riportano sui miei passi.

Più non odo melodie,
più non odo voci guida,
le ninfe mi abbandonano
nell’ora del bisogno.

Ho perduto il messo
quando ho esitato
e fermato il passo
per ascoltare
sirene ammaliatrici
sorte da sepolcri
inesplorati e terrificanti.

Ora solo sono
con la tentazione
di abbandonare il sentiero,
di sedermi sotto un Acero
e uccidere ogni passione.

Stregonerie silenziose
bisbigliano brividi
alla mia pelle
e le gambe cedono
sotto il peso di un fardello.

Oh, gravità opprimente
mi schiaccia a terra
mentre il pensiero vola
ad abbracciare altri sogni.

Ascolto un sogno
ma odo chiara
la sua voce nel buio,
nel buio di questa realtà.

Una dama piange nei boschi
con lamenti di vento
e lacrime di mancata libertà
che disperate giungono a me.

Allora io mi domando se,
ma non é lecito pensarlo,
forse, chissà,
ma il dubbio é troppo forte,
lei mi é molto vicino.

Dolci ninfe,
che più non parlate
al viaggiatore perduto,
sappiate che io non rinuncio,
che nulla più ritarderà
il mio cammino incerto.

Sappiate che la mia corsa
riprende più veloce
del suono di un lampo
che squarci come lama affilata
questa quiete sovrannaturale.

Sappiate che il corvo nero
volerà più lento
della mia anima
durante questa notte di dolore.

Sappiate che il mio sangue
risponde al suono della sua voce
e nulla più fermerà
l’arrivo di questo viaggiatore.