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Pubblicata il 23/07/2001
Col vento nelle vele,
egli raccolse le sue esche,
sottil pioggia sulle banchine del litorale,
ne fece immense pinne per poi tuffarsi,
come una goccia cadere,
un tonfo lieve.

Poi stella di mare e conchiglia,
poichè null'altro volle incontrare,
gli abissi impenetrabili,
solo no di certo,
lunghi discorsi ed avverbi di luogo.
Pensieri del resto fitti.

Intesa perenne e barca alla deriva,
lui non vide nel buio,
si incastrò in un'àncora naufragata,
vi restò incollato:
come murena in una roccia.
E clessidra rotta.

Ma bolle d'aria lo avvolsero,
un mistico atteggiamento di superbia lo tradì,
poiché Nettuno ora lo vide,
e sirene diamantate lo accolsero,
in una stretta viscerale.
E suicidio senza dubbiò non fù.
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