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Utente eliminato
Pubblicata il 15/05/2007
Un velo s’infrange nel cuore
e m’assale il ricordo soffuso
d’uno spirito pien di fervore
in un corpo corroso e contuso.

Di statura piccino appariva,
eppur grande la mente spaziava.
Di problemi profondi capiva
ma su altro la rabbia sfogava.

Oggi il cuore si volge al dolore
per quel corpo che fisso restava.
Ma pensando ai suoi dì, con stupore,
la pace mi scende e mi sgrava.

Una pace che, mista al pensiero,
mi ridà quella fiducia agognata;
poiché è certo che quel Cavaliero
tornerà per baciare la sua amata.

Tu Amore, che sei in questa cappa,
solo allora non sarai più ascoso;
perché l’uomo al suo male si aggrappa
che quel dì schiaccerà il Furioso.

Oh piccoli, ottusi, vacui bifolchi
che quaggiù male non temete;
quando la soma andrà nei solchi
vana sarà la sete, e piangerete.

Forse nasconderete il viso,
poiché la Luce vi abbaglierà.
Qual mortale saprà dire, preciso,
come saranno i giorni? Chi potrà?

Neppur’io, col mio verso ‘sì tristo,
oserei condannar quell’amare;
poiché ardire lo dirà solo Cristo
se tal’era o non era, nel fare.

Oggi un corpo ritorna alla terra
appagata dal sacro destino,
e dell’uomo che appena s’interra
resta in casa soltanto un lumino.

Oggi in casa si ride e si cura
il progetto d’un bel tappezzare:
- Il colore è leggero. Più scura! -
Svanirà anche il ricordo d’amare.

Oggi in casa è tutto un sorriso,
solo ieri si piangeva di cuore.
La sua voce, i suoi occhi, quel viso
mi ritornano affranti dal dolore.
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Che peccato che tu sia un ladro con le tue capacità saresti tra le guardie più abili.

il 15/05/2007 alle 15:19

basta anche a te un commento positivo per far si che tu possa essere un lecchino,non me l'aspettavo da te nick

il 16/05/2007 alle 12:26

come fai a dire che non sei sdolcinato visto che questi versi ne sono pieni...ahahahah maledetta ipocrisia

il 16/05/2007 alle 12:28