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Pubblicata il 12/04/2007
T’ho vista a smerluzzare
stratega al vago sole i tabulati
appena stravacati d’una vita maleolente:
baratterai per l’aggio d’un corusco divenire
dai miasmi riaggallata tutto il bene.

Così dici.

Ed eri bella, sì!
E quanto stavo male!
Nel mentre che riedevo al caseggiato
sfrangiandone il prospetto con le occhiate.
Il nero dietro l’uscio m’ingollava.

Se riesci
condonami almanco il castigo
or che lo iemale declino svapora sui ruzzi
dei bombi tra i cespi novelli e l’amarra
snodata più nulla rattiene
dell’usta che sniffo in oniriche macchie
e mi riferisce di te.

Del tuo lontanare!

Più grave
del tonfo
del mare.
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