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Pubblicata il 17/03/2007
Ieri:
"Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.
Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più".
(Matteo 2,16-18)
Oggi :
la strage non cessa; Rachele intona, ancora, il suo triste canto, e l’uomo non cambia.

Poesia in terzine:



“Issate le lance , sguainate le spade”
che non sarà alcun pargolo in giro”.
Quest’urlo s’ udì dalle betlem contrade.

“Erode comanda, togliete lo spiro
ad ogni piccino, guerrieri ,
ognun d’essi mettetelo a tiro”.

l’ aure ,sul calcar dei destrieri ,
di fango si farcì , fuliggine e sabbia,
e lame di ferro, siccome sparvieri

s’avventaron su tutto con rabbia:
la morte in trionfo galoppò il deserto;
ogni piccola vita fu in gabbia.

del ferro e del bronzo, ne fu il concerto,
cori di pianti ne accompagnaron le note
e tutto il rumore parve sconcerto.

Il pallor si scorse su quelle piccole gote;
getti di lacrime, flutti carmini, in un rio,
le madri versaron e restarono immote.

E sangue, lutti,strazi,morte e delirio
in ogni loco del probo villaggio:
sul colle e a valle ovunque fu martirio.

Viltà sublime, non coraggio
mosse quegl’ omini empi
nel compier un sì fatto oltraggio:

niuno vi fu che non fe’ scempi.
Che si rammendi per la memoria;
un cupo sovvenir per tutti i tempi.

Ancora un lutto donato alla storia:
la daga, col suo danzar arzillo
scagliò incurante la sua funerea ira

su qualunque acerbo inerme fanciullo
,il qual, del verbo non conoscea il sapore;
su d’esso, inesorabile, marcò il suggello.

Solo Rachele si udì tra polvere e fragore.
Il suo urlo che duole squilla perenne
e niuno conforto ne pote’ lenir il fervore.

Si tolse la luce al brumoso quadro solenne
per via della cupa nebbia, la qual si frappose,
tra il sol compunto e ciò che rimase indenne.

Ma parlar par vano ,giacché sì tante cose
si potrebber dire invano, sennonché :di vermiglio
si colorò ogni loco ove il guardo si pose.

L’ erebo s’assise , quivi trovò il suo giaciglio,
il quadro ultimo di quel dì, fu cupo e cocente:
un amplesso di salme in un tristo groviglio.

Ma destati ora, apri gli occhi , mira il presente,
scorgo nebbia, odo Rachele urlare tuttora,
nonché il sangue, il fumo,ma non il fendente

delle spade, né cavalli, ma foco che divora
ogni omo,donna e qualsivoglia fiera sia:
solo macerie ,relitti , chimera di ogni dimora.

La morte adesso è più facile che pria
poiché cavalli e cavalieri d’essa,
han affilato di gran lunga la sua armeria.

Non più il tintinnio delle lame in ressa,
ma boati tonanti , folgore, tutto liquefanno:
sicchè quel che è sul lor sentiero cessa.

Piogge assassine, tremore e ogni inganno
sono espressione fosca dell’odio odierno
che assieme al rogo qualsivoglia cosa disfanno.

Il canto distorto del pianto materno
asseconda il crudo frastuono e la stratta ,
che dianzi fece l’inno sonante d’inferno.

L’aria, di fango, di nuovo si imbratta
nebbia , fumi, in poltiglia, l’aria infittisce:
a destra e manca, l’ imago è disfatta.

Dopo il boato, e per un niente, tutto zittisce,
poscia ogni cosa è rosso e deforme,
gemiti , strazi e deliri: il sonito che stordisce.

Scorre la storia , lascia le orme.
Il sol maestro dell’omo: il costume malsano
di come stare all’empio conforme.

In Rama s’è udito un funesto grido umano
e di Rachele, con le sue note, il suono
ogni conforto a lenirne il pianto è vano

, giacché i figli oramai più non sono.
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gran bella prosa dal sapore antico,complimenti,ciao

il 17/03/2007 alle 15:39

Bene. Fa piacere imbattersi nelle terzine ogni tanto. Buono anche il contenuto e il messaggio che se ne percepisce.

Se non sei permalosa mi permetto di consigliarti di badare di più alla metrica quando scrivi in rima e di evitare i versi ipermetri e ipometri che rompono il ritmo laddove il ritmo serve più che mai.

Se poi tu sei permalosa fai conto che non ti abbia detto niente.

Nell'uno e nell'altro caso sappi che continuerai a godere della mia stima per quanto la mia stima possa valere qualcosa.

Tante care cose.

il 18/03/2007 alle 13:52