Negli antri d'insondabile tristezza
a cui il Destino ormai mi ha relegato,
dove non entra mai raggio rosato
e solo con la Notte, ispida ostessa,
io sto come un pittore che un burlone
Dio condanni a dipingere le tenebre,
dove, cuoco dall'appetito funebre,
faccio bollire e mi divoro il cuore,
appare e vi si allunga e spiega a tratto,
fatto di grazia e di beltà, uno spettro.
Al suo sognante andare, d'orientale,
quando ha raggiunto l'esser suo totale,
riconosco la bella che mi visita:
è Lei! è tutta nera e pur m'illumina.