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Pubblicata il 04/01/2007
Tu sei a Parigi
e io qua a cercarti tra la gente,
come fossi l’unico e l’assoluto.
Ti ho assaggiato
ed è rimasto dentro il virus buono
della solita malattia.

Qual è la cura caro dottore ?
Dimmi quanto mi rimane da vivere.
Un giorno un anno un secolo.
E mentre mi visiti dimmi
se vedi
i segni della patologia.
Vedi l’affanno la gioia il desiderio
vedi sulla cornea il suo viso e le sue mani.
La febbre mi sta consumando,
non ho tema di rivelarti
che non sono lucida,
cerco solo di dormire e non sognare.
Con che ricetta mi congedi?
Non esiste cura o farmaco,
mi dici solo che è malattia d’amore.

Ma per me
è un cancro delicato
che scava tutto il giorno
e se proprio devo morire
fra le sue labbra e sopra il suo ventre.


"Dedicata a un amico di Itaca"
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Che bella malattia: la più bella del mondo!
E come ne hai saputo ben descrivere la sintomatologia!!!...
Devi averla presa, proprio per bene!...
Ma, scusate, quest'anno,...l'influenza...non doveva essere l'Americana, sì, ... la Wisconsin???...
Sempre originale, vocebella, ha preso....."la Greca"!!!...
Bastano ...5 pasticche al giorno, a digiuno? Ed allora, sia 5!
Seriamente parlando, anche quando tratti il tema più vecchio dell'Universo, sai esser sempre "personale"!

il 04/01/2007 alle 20:16

Il primo commento non poteva che essere di
Ulisse.. Da parte mia complimenti per questa tua
disperata dolcezza. *****
Mai stato a Itaca. Peccato!..

il 04/01/2007 alle 22:48