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Pubblicata il 19/09/2006



Fragile come volo di farfalla
lungo il sentiero che s’inselva a sera
il continuo indagare la ragione
del nostro andare arreso.

Fummo tentati a cogliere la rosa
tatuata sulle spalle della vita.
Protendemmo la mano ma la spina
ci dissuase alla fine…

Rondini migratorie le speranze
non fecero ritorno al nostro nido.
Le nostre foglie se le porta il vento
ghignando ad una ad una…

mentre il dolore compagno fedele
incide sulla scorza i suoi grafemi
ad abbozzare versi di memorie
che si spengono in gola.

Sopravissuti all’ultimo dei sogni
restiamo sulla soglia del tramonto
alzando nude braccia scheletrite
a sfidare l’inverno.










Dona Flor
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Hai descritto con efficacia la fatica del vivere e il lasciarsi andare all'onda del vento, con una certa rassegnazione.
Un saluto, mati.

il 19/09/2006 alle 12:23

molti fantasmi popolano la tua lirica, molti fantasmi la rendono viva. Tutti coloro che scrivono versi hanno a che fare con queste presenze: ne sono tormentati, ne sono ispirati. Molto bella. Ciao. marina

il 19/09/2006 alle 13:41