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Pubblicata il 11/09/2006
Un martellar continuo come il rap
ed ogni tanto il cane si fermava
a mordere il chiodino giammaccato

Sputarlo fuori all’arido giardino
in compagnia di un tacco logorato

Lingue brunite che leccava il collo a
strette tomaie in pelle lavorata
per una dolce passeggiata in seta

Mentre la suola protestava invano
contro quei sassi a punta al lastricato

Le stringhe colorate strette a mano
allarga foro e buco a foro, l’un l’altro
in moto lento e camminar lontano

Ma quando un calcio al pacco si menava :
sbucciar la scarpa udivi e una bestemmia

-tra olezzi forti di lucido e vendemmia-
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Sempre efficace e pulito il tuo scrivere!
Davvero bella.
Ciao, alcide.

il 11/09/2006 alle 08:34

Peccato che c'è già il mulo parlante, altrimenti sarebbe stato un bel soggetto per una sceneggiata!
Genio poetico in esubero il tuo.
Un sorriso, mati.

il 11/09/2006 alle 22:43